Un adolescente su cinque dichiara di esser stato vittima di bullismo, in quasi lan metà dei casi addirittura sistematica. A segnalarlo è l’osservatorio “Bullismo e Cyberbullismo” tramite un sondaggio condotto da Skuola.net nell’ultimo trimestre dello scorso anno scolastico. Secondo Vincenzo Gesualdo, presidente dell’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi della Regione Puglia, si è dinanzi ad un problema di deformazione educativa che si dipana dal livello macro sociale a quello delle relazioni familiari. “Per molti ragazzi – spiega lo psicologo – il ritorno a scuola significa anche tornare a fare i conti con il bullismo, un fenomeno che enfatizza i comportamenti di prepotenza e aggressività come unico canale comunicativo e relazionale che ha modificato il naturale comportamento sociale in esibizioni comportamentali esagerate, nelle quali ogni freno inibitorio è carente”.
Dalla ricerca si evince che tra i “bersagli” preferiti dai bulli ci sono prevalentemente l’aspetto fisico ed eventuali disabilità, a seguire l’orientamento sessuale e le origini o l’etnia. I più vessati dalle diverse forme di bullismo sono prevalentemente gli adolescenti della fascia d’età tra gli 11 e i 16 anni, le ragazze e chi si considera “non binario”. Addirittura quattro adolescenti su dieci sono stati vittime di bullismo proprio per il loro orientamento sessuale.
“Per quanto se ne parli il bullismo sessuale continua ad essere un fenomeno poco conosciuto” spiega il presidente degli psicologi pugliesi, che continua: “Sono diversi i motivi che possono spingere un bullo a mettere in atto certi comportamenti. Spesso la superficialità d’animo e la mancata comprensione dei sentimenti dell’altro sono i motivi principali, ai quali segue l’omofobia o il semplice diretto di denigrare il prossimo”. I bulli non agiscono esclusivamente dal vivo ma anche a distanza, sui social. Come si legge dalla ricerca, soprattutto nell’ambito digitale si affacciano nuove forme di vessazione che, più o meno sottilmente, possono avere un impatto negativo sulla psiche di chi le subisce. Una di queste è il cosiddetto orbiting, ovvero la pratica che vede una sorta di controllo esterno sui propri canali social da parte di un ex partner – senza alcuna comunicazione diretta ma limitandosi a commentare o lasciare reactions – dopo la conclusione della relazione sentimentale: ne è già stata vittima il 35% dei giovani coinvolti nella ricerca. Questo fenomeno provoca conseguenze da tenere sotto osservazione, in particolare turbamento (in quasi 3 casi su 10), rabbia (per 1 su 4) e tristezza (per 1 su 5). Anche qui, nemmeno a dirlo, le “categorie” piu’ colpite sono le ragazze e i “non binary”.
“Il cyberbullismo rappresenta una delle conseguenze più pericolose presenti nel mondo virtuale – continua Gesualdo – un vero e proprio reato, in quanto sfrutta le insicurezze personali e le vulnerabilità delle vittime per causare loro umiliazioni e danni psicologici. Ansie, depressione e, nei casi peggiori gli istinti suicidi, sono le conseguenze psicologiche legate a questo fenomeno. Uno degli errori – del tutto comprensibile – che commette la vittima di cyberbullismo è quello di non parlarne con nessuno, assumendo quindi un atteggiamento passivo che altro non è che linfa vitale per i carnefici” continua Gesualdo.
C’è poi chi subisce un’intromissione ancora più invasiva nella sfera privata, che si concretizza nella circolazione sul web – senza il proprio consenso – di materiali intimi, spesso estorti, da parte di un partner. Stiamo parlando del cosiddetto non consensual sharing, una delle manifestazioni più fastidiose del più ampio revenge porn: seppur ancora adolescente, ci si è imbattuto almeno una volta il 14% degli intervistati (1 su 7).
Occorre individuare un’area di intervento che è quella dell’infanzia e dell’adolescenza in cui famiglie e istituzioni che si interessano dello sviluppo dell’individuo orientino i propri processi formativi e di socializzazione alla ricostruzione di sentimenti di identità. In quest’ottica la prevenzione ed il rapido intervento realizzati anche attraverso il potenziamento dei centri di ascolto per le famiglie dei consultori familiari e dei servizi dell’età evolutiva, ma soprattutto la concretizzazione del servizio di psicologia scolastica, si presentano come una strategia ineludibile e non procrastinabile.
“È fondamentale riflettere sulla natura predatoria di alcuni comportamenti in cui l’Io ancora una volta si riafferma a danno dell’altro. Occorre in questo caso predisporre interventi di psicologia di comunità al fine di recuperare il valore della alterità e della comunità solidale come contenitore sociale. Le scuole e le agenzie educative che interagiscono con gli adolescenti oggi hanno una missione più complessa da affrontare, nella quale il nostro Ordine è sempre pronto a giocare un ruolo di collaborazione e supporto” conclude Gesualdo.