“Ci sono tanti problemi che dall’esterno non si percepiscono. È vero, i locali sono pieni, ma questo non significa che vada tutto bene. Restare chiusi a Ferragosto è una protesta estrema, ma comprensibile. Esprime un malessere generale: se continua così, quando finirà la scia del turismo, in autunno, tanti dovranno chiudere per sempre”. A raccontarlo a Borderline24 è Gianni del Mastro, storico ristoratore di Bari vecchia, intervenuto in merito al Ferragosto “atipico” che dovranno vivere i ristoratori e alla scelta di uno dei suoi colleghi che negli scorsi giorni aveva annunciato di voler restare chiuso in uno dei giorni letteralmente “più caldo” per il settore.
Dal colpo di coda della pandemia, tra continui lockdown e contributi che oggi, dopo due anni, devono essere restituiti, al caro bollette e prezzi che vede un incremento esponenziale dei costi sul carrello spesa per i ristoratori, ma non solo. A preoccupare i lavoratori del settore è anche la carenza di personale, il fatto di non poter sopperire agli aumenti con un incremento sul listino prezzi dei menù e la minore capacità economica delle famiglie, sempre più gravate da una situazione che sta inevitabilmente travolgendo tutti.
“I locali li riempiamo comunque – ha spiegato Del Mastro – ma chi spendeva 30 euro, adesso ne spende 15. Lo scontrino medio si è dimezzato, perché tutti possono spendere meno. Dobbiamo tener conto di tre fattori, ma molti vedono i tavoli pieni e non percepiscono le reali problematiche. L’aumento dei prezzi è diventato incontrollato, quello che ci preoccupa di più è la fine dell’estate. Le nostre paure sono rivolte al futuro perché se il trend continuerà ad aumentare, ad ottobre, con un flusso turistico minore, i locali faranno i conti con meno presenze ai tavoli. Per tanti sarà una situazione insuperabile e si assisterà ad una chiusura forzata di molte attività” – ha sottolineato.
Oggi, secondo Del Mastro, si sta sottovalutando il problema senza guardare con soluzioni concrete al futuro. In particolare, la condizione dei ristoratori, vede molti impossibilitati a “fare scorta” di fondi per sopperire a quell’assenza di entrate tipiche dei mesi più freddi. “Se prima – ha proseguito il ristoratore – con un piatto di orecchiette e braciole a 10 euro guadagnavo circa 4 euro, oggi mi resta in tasca solo un euro. Per il cliente il prezzo è rimasto lo stesso, ma il mio utile si è abbassato. Così diventa difficile guardare al futuro” – ha sottolineato ricordando che comprende la scelta nel suo collega.
“Io a Ferragosto aprirò il mio ristorante – ha spiegato – ma rispetto la sua protesta di chi sceglie di non aprire, perché sta manifestando una problematica comune. Quando finirà la scia degli interventi in atto per calmierare la situazione, torneremo a pagare quanto pagavamo prima di tutto questo caos. Le mie bollette mensili sono passate da 1.600 a 3.100, e si tratta solo di elettricità. Se calcolo tutto il resto non posso pensare positivo. Le criticità sono tante, non si può continuare a far finta di nulla” – ha evidenziato ricordando altri aspetti, come la necessità degli interventi delle istituzioni.
“Con il Comune è stata avviata una collaborazione – ha proseguito – prevede un tavolo tecnico riguardante la mancanza del personale, altro tasto dolente riguardante il settore, forse a causa della campagna diffamatoria che negli ultimi anni si è sviluppata sui social. E’ una collaborazione preziosa, ma risolve solo un aspetto. Dalla Regione non c’è un filo diretto, nonostante abbiamo dimostrato anche quest’anno che nei favori dei turisti al primo posto, al di là delle bellezze della Puglia, c’è la gastronomia. L’autunno è alle porte, bisogna darsi da fare. Se si continuerà ad ignorare il problema giustificando con i tavoli pieni, senza guardare oltre per comprendere le realtà che ci sono anche dietro quel posto occupato, per molti sarà dura. Bisogna sedersi ad un tavolo insieme e ragionare sul futuro” – ha concluso.