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Puglia, il 39% delle spiagge occupato da lidi privati. Preoccupa l’erosione della costa

Pubblicato da: Daniele Leuzzi | Mar, 2 Agosto 2022 - 13:00

Il rapporto “Spiagge 2022” di Legambiente consente di osservare lo stato di salute delle aree costiere italiane deterioriate a causa di cambiamenti climatici, erosione e intervento umano. Nel 2021 in Italia sono 12.166 le concessioni per stabilimenti balneari che emergono dai dati del monitoraggio del sistema informativo del demanio marittimo, mentre erano 10.812 in quello precedente del 2018 con un aumento del 12,5% in 3 anni.

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In Puglia risultano 5.570 concessioni di demanio marittimo, 1.110 concessioni balneari e 109 concessioni per campeggi, circoli sportivi e complessi turistici per una percentuale del 39,1% di spiaggia occupata dei 30 Km di spiagge presenti nella regione.

Per fortuna la legge regionale 17/2006 (la cosiddetta legge “Minervini”) ha stabilito il principio del diritto di accesso al mare per tutti fissando una percentuale di spiagge libere pari al 60%, superiore rispetto a quelle da poter dare in concessione. Quindi c’è un importante freno alla privatizzazione.

La costa della Puglia si sviluppa per 995 km, di cui 370 di costa bassa e 533 di costa alta. I fenomeni erosivi sono drammaticamente aumentati negli ultimi decenni a causa delle opere portuali ormai presenti in numerose località. Ad esempio il porto di Margherita di Savoia (BT) ha alterato il flusso dei sedimenti lungo riva, dando origine ad una serie di opere rigide verso nord. Si tratta di oltre 200 pennelli in scogli, che hanno causato un impatto ambientale e paesaggistico enorme, senza risolvere il problema.

Criticità anche sul litorale salentino adriatico, dove tra Santa Cesarea Terme, Roca, Torre dell’Orso ed Otranto, la costa si sta ritirando anno dopo anno. La conseguenza è quella di vedere aree transennate ed interdette alla balneazione, con ulteriori ripercussioni all’economia del territorio.

Non è un problema solo di numeri, ma molto spesso anche di qualità delle spiagge. In molti Comuni le uniche aree non in concessione sono quelle vicino allo scarico di fiumi, fossi o fognature e quindi dove ci si può sdraiare a prendere il sole ma la balneazione è vietata perché il mare è inquinato. Ma anche qui nessuno controlla che le spiagge libere non siano relegate in porzioni di costa di “Serie B”, mentre i numerosi cittadini che vogliono fruirne meriterebbero di trovarle almeno in luoghi monitorati e balneabili.

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