La parola, l’ascolto, la relazione tra le persone. Il Centro di Salute Mentale del quartiere San Paolo, superate le limitazioni causate dal Covid, ha riaperto le porte ai familiari degli utenti presi in carico con un gruppo sperimentale durato due mesi.
“Non più fragili”, come recita il titolo del progetto, è l’obiettivo perseguito dall’équipe multidisciplinare, composta da un tecnico della riabilitazione psichiatrica ed una psicologa psicoterapeuta, che hanno curato il lavoro con le famiglie, ed un medico psichiatra, che ha seguito gli utenti. Una decina di partecipanti in tutto e una novità fondamentale, appunto il coinvolgimento dei familiari caregivers, per supportare e superare le fragilità, che si annidano non solo tra le persone che soffrono direttamente il disagio psichico ma anche tra i familiari che, ogni giorno, ne condividono umori, emozioni e problematiche all’interno del comune spazio di vita.
Il Centro di Salute Mentale, quindi, non solo come luogo di cura ma soprattutto come spazio di relazioni che curano, a partire da un intervento di psico-educazione sulla emotività espressa, concetto base dei trattamenti sulla famiglia, risultata in questo gruppo sperimentale particolarmente alta e quindi ad elevato rischio. Si è perciò lavorato per migliorare il “clima” che si respira in famiglia, intervenendo sul modo in cui ci si relaziona e si comunica tra i diversi componenti della famiglia e riuscendo a ridurre questi “livelli di guardia” che riguardano, in particolare, il giudizio dei familiari stessi rispetto ai pazienti, la necessità di non essere iper-controllanti, sino ad instaurare una comunicazione più adeguata tra famiglia e pazienti.
Un lavoro sul singolo individuo, come in ogni progetto psicoterapeutico individualizzato, allargato però all’ambiente familiare che, di riflesso, è riuscito a realizzare un effettivo beneficio sia per pazienti sia per i caregivers familiari che vivono a più stretto contatto, riducendo lo stress legato alla gestione della malattia ma anche rispetto al ménage familiare. Non tanto incidendo sull’aspettativa che il problema non ci sia, ma operando sulla valorizzazione del resto della vita, che esiste e va vissuta insieme. Una risposta concreta, insomma, alle tante richieste di aiuto arrivate dai familiari ed al loro bisogno di fare rete per sentirsi meno soli e meno fragili.
Il progetto, che si inserisce tra le attività terapeutico- riabilitative del Centro di Salute Mentale-Area 4 (diretto dalla dott.ssa Francesca Scorpiniti), volute dal Dipartimento di Salute Mentale della Asl Bari (Direttore dott. Domenico Semisa), nei giorni scorsi ha visto la conclusione del primo ciclo di incontri del percorso psico-educativo tenutosi settimanalmente presso l’Unità Operativa Semplice dell’Assistenza Territoriale Nord, che ha sede proprio nel quartiere San Paolo di Bari (responsabile dott.ssa Lucrezia Chianura). Un nuovo ciclo sarà riproposto a settembre, con una “fase 2” che riguarderà il gruppo sperimentale e gli altri presidi di salute mentale dell’intera Area 4 del CSM di Bari.