Che la movida notturna crei una difficile convivenza tra il popolo della notte e i residenti, è cosa orma acclarata. Nel capoluogo pugliese si moltiplicano le denunce dei residenti di quartieri come il murattiano o l’umbertino. Denunce che hanno un comune denominatore: la notte non si dorme tra schiamazzi notturni, folla che si accalca in prossimità dei condomini. Non solo: scooter che sfrecciano a tutte le ore e bottiglie di vetro versate nei bidoni che generano un rumore fastidioso. Insomma, si dorme poco e cresce l’intolleranza.
“La notte è di tutti: non è uno slogan, ma l’affermazione di un principio che scegliamo di far valere nella nostra città”. Il sindaco di Lecce ha cercato una soluzione e solo qualche giorno fa, con queste parole, ha disposto fino al 30 settembre, la chiusura anticipata alle 2 e lo stop a musica e suoni a mezzanotte, nei pubblici esercizi del centro storico e del centro moderno della città. L’ordinanza ha creato scompiglio nel capoluogo salentino. Si è alzato un vero e proprio polverone: una diatriba tra la gente della notte e i residenti della città. L’obiettivo dell’ordinanza infatti “è quello di promuovere una migliore convivenza fra attività commerciali e residenti, nel segno di una maggiore vivibilità per tutti”.
L’obiettivo dell’amministrazione inoltre “è quello di collaborare con gli esercenti sensibilizzandoli al rispetto delle regole per raggiungere l’obiettivo di una città dove tutti possano avere il diritto di lavorare, divertirsi e riposare senza arrecare disturbo agli altri”. Tutto ciò ha innescato le ire dei commercianti e dei proprietari di locali che vedono colpite dall’ordinanza i loro esercizi. “Le attività di somministrazione di alimenti e bevande – spiega un commerciante – sono state tra le più colpite dal periodo di emergenza sanitaria covid-19, che come è noto ha obbligato il Governo italiano alla chiusura totale dei nostri locali per un periodo complessivo di 9 mesi tra l’anno 2020/2021. Per il restante periodo di emergenza sanitaria, le attività sono state aperte con rigide limitazioni di orari e capienza”.
“Gli episodi di ‘mala movida’- continua- accaduti negli ultimi mesi nella città di Lecce, sono causati dal lavoro illegale di pochissimi gestori che vendono alcolici ai minorenni, in relazione alla stragrande maggioranza di attività che lavorano nel pieno rispetto della legge. Ma le attività commerciali – conclude il gestore del locale- possono pagare le conseguenze dei mancati presidi delle forze di polizia municipale nella città di Lecce chiudendo un’ora prima rispetto al consueto orario di chiusura?”.
“Il sindaco di Lecce- tuona un altro commerciante – continua nel suo intento di ‘deturisticazione’ della città di Lecce. Dopo le varie scelte che portano sempre meno turisti nella nostra città, ora con quest’ultima ordinanza, spingerà ancora di più le persone ed i turisti, lontano dal centro cittadino o dalla città stessa. La morte del centro storico è sempre più vicina”.
E ancora un altro leccese spiega: “Il sindaco deve capire che Lecce è meta turistica, con i suoi pro e contro, ed anziché soluzioni drastiche dovrebbe trovare soluzioni adatte alla convivenza tra locali commerciali, turismo e cittadini residenti”. Di tutt’altra idea i residenti del centro storico che vedono tutelati con l’ordinanza il loro diritto a riposare e a stare più sicuri: “Gli angoli per sballarsi perché devono essere quelli sotto casa mia? Si sballino altrove dove non disturbano gli altri.”
“Io ho la sveglia alle 4 e mezza del mattino e vado a letto anche alle 9,30 -chiarisce un’ altra residente -. Capisco l’estate, capisco il divertimento, capisco il turismo, ma non tutti siamo in vacanza e il riposo è sacrosanto. Sentire la musica fino alle tre del mattino e poi dopo un’ora o due alzarsi e andare a lavorare non credo sia possibile. Bisogna avere rispetto di tutti e bisogna venire incontro alle esigenze di tutti”. E’ d’accordo con la chiusura anticipata dei locali anche un’altra leccese: “Va bene il turismo, ma in pieno centro c’è gente che lavora come me e la sera diventa un inferno. Non tanto per la musica, ma quanto per i ragazzi ubriachi che urlano e, come successo, prendono a calci i portoni delle case danneggiandoli. Più che altro dovrebbero smettere di rendere tutto lecito”. Un ultimo residente conclude: “Risse fuori dai locali, schiamazzi notturni, gente ubriaca: i provvedimenti erano indispensabili”.
A dare disturbo, stavolta ai turisti, sono invece le campane. E così don Pasquale, parroco della chiesa madre Natività di Maria Vergine di Alberona, nel Foggiano, dice stop ai ritocchi delle campane dalle 22 alle 7 del mattino. Il parroco ha in realtà eseguito le disposizioni impartite del vescovo della diocesi di Lucera -Troia Monsignor Giuseppe Giuliano, dopo l’esposto che avrebbe presentato una coppia di turisti che sta trascorrendo alcuni giorni di relax nel piccolo paese (inserito tra i borghi più belli d’Italia) dei Monti Dauni, nel Foggiano. Ma anche in questo caso, c’è chi proprio non ci sta a toccare le tradizioni: ad Alberona, infatti, le campane suonano ogni ora da oltre mille anni. Pertanto il sindaco chiede che venga ripristinato quanto prima il “normale rintocco delle campane, anche nelle ore notturne”, altrimenti – commenta – “i turisti possono scegliere anche un’altra località di villeggiatura”. Insomma della serie: paese che vai usanza che trovi. Il problema è quando le usanze sono notturne e rumorose, come nel caso della movida, sulla quale trovare tutti d’accordo sembra davvero impresa impossibile.