Le regioni tirreniche d’Italia sono considerate più a rischio di essere colpite da tornado. È quanto emerge da una ricerca condotta dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Isac), basata sull’analisi di 32 anni di dati, raccolti fra il 1990 e il 2021.
In particolare, tra le regioni che si affacciano sul Mar Tirreno più a rischio ci sono il Lazio (al primo posto), Calabria e Pianura Padana. Sulla base dei dati emersi, sono stati identificati 445 tornado di alta intensità avvenuti in Italia. I risultati, pubblicati sulla rivista Atmospheric Research, confermano in particolare che i tornado nell’area del Mediterraneo non sono eventi poi così rari. Gli studi forniscono i primi elementi che potrebbero inoltre consentire di prevedere questi fenomeni.
Secondo Elenio Avolio, del Cnr-Isa, autore della ricerca con il collega Mario Marcello Miglietta, le regioni centrali tirreniche Italiane possono essere definite un hot-spot per i tornado nell’area mediterranea. A confermarlo l’analisi dei dati storici, che punta iil suo focus sullo studio del tornado che il 28 luglio 2019 colpì le coste del Lazio. Quest’ultimo ha permesso di ricostruire la situazione meteorologica generale che dà origine ai tornado nel Mar Tirreno.
Qui, nello specifico, le condizioni atmosferiche sono caratterizzate da un’area di bassa pressione sull’Italia nord-occidentale, sia in quota che in superficie, e da venti al suolo sud-occidentali in grado di trasportare aria più calda della media verso le regioni colpite. “I risultati – sottolinea infine Avolio – hanno mostrato come sia possibile prevedere con successo valori elevati di specifici indicatori d’instabilità atmosferica e di convezione profonda tipici dei tornado, nonché di simulare correttamente la struttura delle celle convettive responsabili della genesi di tali eventi. Il risultato pone l’accento sull’importanza di un sistema meteorologico integrato modellistico/osservativo dedicato al monitoraggio e alla previsione operativa di tali fenomeni intensi” – ha concluso.
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