Quindici anni e quattro mesi di reclusione, con rito abbreviato, per l’imprenditore 70enne di Gravina in Puglia, Gaetano Scalese, imputato per l’omicidio volontario aggravato del 49enne Pietro Capone, conosciuto come “il paladino della legalità” per la sua lotta all’abusivismo edilizio. È quanto deciso dalla Corte di Assise di Bari.
Secondo quanto emerso dalle indagini effettuate dalla Polizia e coordinate dal pm Fabio Buquicchio, Scalese seguì in auto la vittima mentre rincasava, colpendola a morte, a pochi metri da casa, prima alla nuca, poi quanto era già a terrà. La vittima, fu uccisa in particolare con due colpi di pistola la sera del 10 marzo.
Dalle indagini è emerso che Capone aveva un contenzioso giudiziario pendente con Scalese, cominciato nel 2010, per via di un manufatto realizzato da Scalese che sconfinava su un terreno di proprietà di Capone. Nel corso degli anni, la vicenda, aveva di fatto bloccato l’attività edilizia di Scalese, approdando a processo nel magio del 2014, quasi due mesi dopo l’omicidio. L’imprenditore, è stato arrestato per il delitto quasi cinque anni dopo, ovvero nel giugno del 2019. Nel febbraio del 2021, dopo un anno e otto mesi in cella, invece ha ottenuto gli arresti domiciliari. La scarcerazione è stata impugnata dalla Procura e l’appello cautelare risulta tuttora pendente. Scalese, inoltre, è anche condannato a risarcire le parti civili, i fratelli della vittima.
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