Il porto di Bari guarda al futuro con la colmata Marisabella, ma ci sono ancora i “calcinacci” di un passato ormai lontano, finito quasi nel dimenticatoio. Quello dell’edificio ormai abbandonato da circa dieci anni, dell’acquario pubblico del capoluogo pugliese e della sua provincia che fino al 2008 accoglieva bambini, studenti, appassionati del mare.
Quasi 40 anni di attività, poi la lenta agonia fino al degrado della struttura ormai considerata pericolante. Tutto a vista, a ridosso della strada percorsa ogni giorno da migliaia tra tir e turisti, con rifiuti sparsi ovunque, persino un divano accatastato a poca distanza dalle finestre distrutte e i resti della potatura di alberi. I vandali anche all’interno hanno fatto a pezzi ogni cosa.
“Per l’acquario provinciale la situazione è precaria – spiega Ugo Patroni Griffi, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale – è un immobile impossibile da recuperare, molto probabilmente lo abbatteremo e troveremo degli spazi nella nuova stazione marittima che realizzeremo”. Il terminal, infatti, sorgerà sulla banchina 10 del porto. Sarà una struttura moderna e funzionale che si svilupperà su una superficie di circa 3.000 mq. (qui maggiori info)
La volontà dell’Autorità Portuale è di creare un acquario al passo coi tempi e provare a concorrere con i modelli di Genova (il più grande d’Italia) e Napoli, il più antico dal 1874. “Vogliamo dialogare con la comunità per creare uno spazio moderno ed ecosostenibile, perché sugli acquari c‘è molto criticismo, ma miriamo ad una idea fatta insieme ad Arpa e Wwf, scientifica, divulgativa e accessibile ai più piccoli”, continua.
Restano i dubbi sull’aspetto economico. “Qualche anno fa facemmo una mostra – aggiunge Patroni Griffi – ebbe un enorme successo (qui l’articolo), però i costi erano proibitivi. Senza un forte sostegno pubblico difficile realizzare una mostra di questo genere per appassionati; un acquario tradizionale ha poco senso di esistere e costa cifre molto alte”.