“L’emergenza siccità è il momento giusto per occuparsi di tre grandi problemi: Pavoncelli bis, raddoppio del Sinni e dighe. Tre grandi questioni irrisolte, frutto di lentezze o miopie, in grado di raccontarci, però, come la siccità possa arrivare anche come conseguenza del mancato impegno di manutenzione e modernizzazione del nostro sistema di accumulo”. E’ quanto dichiarato dal presidente della Commissione regionale Bilancio e programmazione Fabiano Amati.
“Dopo tanta fatica per realizzare la galleria Pavoncelli bis – ha proseguito il presidente – non si riesce ancora a metterla in esercizio, lasciandola in quasi abbandono all’usura del tempo. Sono passati tre anni dal completamento dei lavori e si è in attesa della sottoscrizione del contratto di programma Puglia-Basilicata, il cui procedimento prosegue con estrema lentezza. E nel frattempo il possesso dell’opera è transitato dal Provveditorato alle opere pubbliche all’Autorità di bacino distrettuale, con tutte le conseguenze sulla perfetta conservazione dell’opera e sulla ovvia necessità di ulteriori e costose opere di manutenzione straordinaria, non appena sarà possibile avviarla all’attività” – ha sottolineato.
Sulle dighe, ad oggi, ha proseguito Amati “buttiamo a mare 166 miliardi di litri d’acqua”. “Eppure – ha aggiunto – ci sono 12,5 milioni di euro a disposizione per fare questi lavori, ma tutto si ferma tra ricorsi e burocrazia e c’è una sesta diga, la Pappadai, che risulta inutilizzata e potrebbe contenere 20 miliardi di litri d’acqua. Uno spreco da fare spavento e oggi piangiamo per la siccità. Sulla condotta del Sinni, infine, c’è una condizione di usura in grado di far presagire gravissime interruzioni nell’adduzione, con notevoli conseguenze sulla fornitura idrica della Basilicata e della Puglia. Da anni si chiede, invano, il raddoppio della condotta e in un’occasione era stata addirittura finanziata. Un’idea federalista dell’acqua, purtroppo, determinò le proteste della Regione Basilicata contro il programma, come se l’acqua avesse un proprietario, la condotta fosse funzionale all’aumento delle quantità di acqua trasportate e il raddoppio interessasse solo la Puglia e non anche i cittadini lucani” – ha concluso.
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