“Non lavorate gratuitamente per le amministrazioni comunali che ve lo chiedono”. L’appello parte da Maria Giaquinto, cantante, attrice e coordinatrice regionale Cgil Puglia e arriva dopo aver ricevuto diverse segnalazioni da parte di operatori culturali, artisti e professionisti ai quali sono state richieste collaborazioni gratuite in cambio di eventi culturali. Trani, Barletta e Lecce, sono solo alcune delle amministrazioni comunali che, secondo quanto dichiarato da Cgil e Slc, avrebbero avanzato questa richiesta.
“Dopo un anno difficile – racconta Giaquinto – in cui il settore è stato duramente colpito a causa dei diversi mesi di chiusura, è offensivo pensare di poter ripartire a queste condizioni. E’ una questione di etica, non soltanto economica” – ha sottolineato. Ad aggravare la situazione, spiega ancora, è il fatto che molti operatori del settore, lavorando a nero, non hanno potuto ricevere sostegni durante questo anno di pandemia. La denuncia, era già stata effettuata lo scorso 3 maggio da Felice Mezzina, musicista impegnato al fianco della CGIL, che aveva raccontato alla nostra redazione che 3 comuni su 4, nel 2019, avevano fatto lavorare a nero gli operatori chiedendo a questi ultimi di versarsi i contributi in seguito a prestazione occasionale. Le conseguenze di quelle richieste sono state disastrose: una moltitudine di invisibili non hanno potuto ricevere sostegni. Al danno la beffa della richiesta di alcuni Comuni di lavorare gratuitamente.
“Se diamo per dato acquisito che il settore turismo ha bisogno delle attività culturali – ha sottolineato ancora Giaquinto – dobbiamo pretendere che si creino condizioni che consentano a tutti di fare il proprio lavoro in maniera dignitosa. Già non è pensabile sfruttare le persone facendole lavorare a nero, ma farle lavorare senza essere pagati è anche peggio. I Comuni, di conseguenza, si fanno promotori delle violazioni sulle normative del lavoro e si prosegue così in un percorso che non valorizza la qualità degli artisti, non si può vivere di aria” – ha sottolineato ancora.
“L’appello ora è rivolto a tutti i lavoratori: non rispondete a queste call – ribadisce – non prestiamo il fianco a questa mancanza di rispetto delle professionalità creative e artistiche del territorio. Nel nuovo decreto sostegni sono stati stanziati per i Comuni che hanno avuto perdite, soprattutto per il blocco del turismo, diversi milioni di euro. Molti di questi saranno investiti per le attività culturali, speriamo che questi soldi non siano utilizzati per i mega eventi, relegando nel gratis tutto il resto. E’ indecente, non è più tollerabile. Abbiamo notizia di altri Comuni che stanno pensando di elaborare questo tipo di modelli disimpegnando il rispetto nei confronti dei lavoratori del settore. Il Governo si sta impegnando nel tentativo di cambiare le cose, adesso è il turno
delle regioni, ma anche dei Comuni” – ha specificato.
“La Puglia ha un patrimonio straordinario di artisti e lavoratori del settore – prosegue – è necessario un cambio di passo. Decaro, con l’Anci ad esempio, potrebbe farsi promotore di un patto per il lavoro culturale nei Comuni. Ci sono tante possibilità per rimettere in piedi il settore e dare dignità lavorativa e professionale a tutte le persone che nel corso degli anni, ma ancor di più con la pandemia, non hanno avuto garanzie e certezze. Non dobbiamo essere ancella del turismo. Speriamo in un’apertura al ragionamento con le istituzioni, perché questa svalutazione artistica e questa piaga dello sfruttamento nei confronti dei lavoratori del settore finisca al più presto” – ha concluso.
“Per mesi ci è stato raccontato che sarebbe andato tutto bene e che saremmo cambiati dopo questa pandemia – scrivono in una nota i segretari Cgil e Slc Pino Gesmundo e Nicola di Ceglie – probabilmente in Puglia ancora non è così e abbiamo la necessità di rimettere la discussione sui giusti binari, assumendosi la responsabilità di scelte anche verso questo settore, dove chi lavora non vive di aria e buoni propositi. Se così non fosse queste amministrazioni rischiano di attivare prevalentemente servizi non professionali, di bassa qualità e per giunta legati solo ad ambiti collegati al mercato del consumo di massa, l’unico che, prevedibilmente, può attirare interventi economici privati in cerca della massima visibilità e fruizione. Sindaci e assessori dicano chiaramente se sono dalla parte del lavoro vero o dello sfruttamento: non è più il momento delle discussioni ma delle responsabilità” – hanno concluso