Il Pil del Sud, nel 2022, crescerà oltre la media italiana e, per trainare ulteriormente la crescita, servirà spendere i soldi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) in arrivo in questi mesi. Il Pnrr è la grande occasione per il mezzogiorno d’Italia. Un’occasione che tocca tutti i campi dell’economia secondo l’analisi illustrata è l’analisi illustrata nel corso del convegno ‘Il Pnrr e il Mezzogiorno che verrà’, organizzato da Confcommercio.
Il turismo – Ovviamente il confronto tra il 2019 e il 2021 risente degli effetti della pandemia: la ripresa anche se siamo molto lontani dai livelli pre-crisi e mancano i turisti stranieri. Ciò che conta è sempre e comunque il confronto Nord-Sud: quest’ultimo ha un rapporto che sta sotto della metà rispetto alle altre aree del Paese, considerando un anno normale come il 2019 ai valori del quale senz’altro torneremo. Ma i numeri dicono che c’è tantissimo potenziale da sfruttare e se con il PNRR si riuscirà ad aggiustare qualche variabile di contesto, magari tra qualche anno avremo sorprese positive proprio in termini di benessere economico, elevato e diffuso.
Quindi, oggi la sfida è quella di accompagnare il turismo straniero nel Mezzogiorno a tornare, non al 2,3% dei consumi sul territorio come nel 2019, ma di avvicinarsi al resto del Paese, che ai valori pre-pandemici certamente tornerà. E ci tornerà presumibilmente più forte di prima perché, allargando il ragionamento al totale Italia, dopo un decennio in cui abbiamo naturalmente subito la concorrenza di altre grandi aree planetarie che competono con l’Italia nell’attrarre turisti, dal 2010 la spesa dei turisti stranieri confrontata con 100 euro di spesa degli italiani in Italia passava da 3 euro a 4,3 euro. Cioè stavamo crescendo molto bene poi è arrivata la pandemia e poi abbiamo ricominciato a crescere. Insomma, bisogna fare in modo che il Sud recuperi su questa filiera meglio e di più rispetto ai livelli pre-crisi. E questo è possibile con l’aiuto, appunto, del PNRR.
Tasso di occupazione delle donne – Dal 2007 a oggi sono scomparse dal Sud 800mila persone; anche il Nord presenta oggi qualche problema, molto meno accentuato, sul piano dei flussi interni: fino agli anni ‘90 l’emigrazione da Sud a Nord allargava la base produttiva delle Regioni italiane più ricche e produttive, oggi dal Nord stesso si emigra verso altri Paesi. L’investimento in istruzione, piccolo o grande che sia, sui giovani italiani, soprattutto meridionali, contribuisce prospetticamente a incrementare il Pil di altre nazioni.
Per quanto riguarda il tasso medio di occupazione delle donne, esiste un Sud del Sud: a livello di occupazione generale e femminile, se il Centro-Nord si avvicina al resto d’Europa, il Sud ne resta troppo lontano, soprattutto nella componente femminile. E se il Sud è lontano, la Calabria, solo per fare un esempio di eterogeneità delle performance del mercato del lavoro anche all’interno del nostro Meridione, è ancora più distante.