L’Italia nel 2021 ha visto un tasso dell’11,8% di persone disponibili a lavorare ma non alla ricerca, contro al 4,1% dell’eurozona, al 3,7% dell’intera Ue e ai livelli più alti tra 34 Paesi europei considerati da Eurostat, l’ufficio di statistica dell’Unione europea. Il dato emerge consultando l’aggiornamento Eurostat sulla domanda insoddisfatta di occupazione nel 2021 al 14% nell’Ue (14,9% nel 2020). Qui l’Italia è al secondo posto nell’Ue, con una quota del 22,8% di domanda insoddisfatta di occupazione, alle spalle della Spagna (24,1%) e seguita a stretto giro dalla Grecia.
La domanda insoddisfatta di occupazione nell’Ue riguarda 31,2 milioni di persone tra i 15 e i 74 anni. Comprende disoccupati, sottoccupati a tempo parziale (part-time che vorrebbero lavorare di più) e persone disponibili a lavorare che non sono alla ricerca. Il dato complessivo era aumentato nel 2020 con il covid principalmente a causa dell’aumento del numero di persone disponibili a lavorare non alla ricerca di lavoro, un dato che potrebbe essere spiegato dalla lunghezza e dalla ripetizione delle chiusure, nonché da altre misure sanitarie.
In termini delle singole componenti, nel 2021 la disoccupazione era 7,3% nell’eurozona, 6,7% nell’Ue 8,5% in Italia, 14,1% in Spagna e, per citare solo un grande Paese storicamente non lontano dalla piena occupazione, al 3,5% in Germania. Rispetto a quelli disponibili a lavorare ma non alla ricerca, come detto, l’Italia è ampiamente in testa con l’11%, eurozona figura al 4,1%, Ue al 3,7%, Spagna al 4,1% e Germania al 2,2%. Il dato di chi ha contratti part time ma vorrebbe un lavoro a tempo pieno vede Italia al 3%, Eurozona al 3,3%, Ue al 2,8%, Spagna al 5,1% e Germania all’1,4%. Infine, chi vorrebbe lavorare ma non è immediatamente disponibile è allo 0,3% in Italia, 0,9% tra i Paesi dell’euro, e allo 0,8% nell’Ue, in Germania e in Spagna.