Balzo del prezzo del grano duro, mentre prosegue la guerra in Ucraina da parte della Russia. Le quotazioni si attestano a 1.341 dollari per unità contrattuale da 5mila staia (bushel), in aumento del 4,6%, dopo aver toccato un massimo di giornata a 1.352 dollari. In netto rialzo anche il grano tenero a 1.242 dollari, in crescita del 5,48%.
“La decisione di bloccare l’export del grano non è definitiva e può essere rivista”: lo ha dichiarato BVR Subrahmanyam, sottosegretario al Commercio del governo indiano, in un incontro virtuale con i media, sullo stop annunciato a sorpresa dal governo di Delhi. Il sottosegretario ha aggiunto che la decisione è “solo una correzione, non un cambio di linea rispetto ai precedenti orientamenti del governo indiano, e che non intende creare problemi ai mercati”.
In risposta alle critiche dei ministri all’Agricoltura dei Paesi G7, il sottosegretario ha affermato che l’India non ha il potere di determinare i prezzi del mercato globale, e ha garantito che il blocco non impedirà di “onorare gli impegni già presi; in giugno e luglio autorizzeremo l’export delle commesse di grano per le quali sono già state firmate lettere di credito, e risponderemo ai Paesi che ci chiederanno forniture per la sicurezza alimentare”, ha assicurato. Secondo Subrahmanyam, allo stato attuale “non possiamo parlare di una vera crisi della produzione: per via della siccità e delle infauste condizioni climatiche registriamo un declino di circa il 3% del raccolto. Ma la stagione non è finita, avremo dati precisi alla fine di luglio”, ha aggiunto. “Incrociamo le dita”. L’India è il secondo più grande produttore di grano al mondo, ma, sino a tempi recenti, non ha avuto un ruolo di spicco nel mercato globale, poiché la gran parte della sua produzione è destinata al mercato interno. Prima dello stop, il paese aveva annunciato per il 2022 esportazioni record pari a 10 milioni di tonnellate di grano.