Provvedimento di interdizione per un anno per quattro poliziotti in servizio al commissariato di Bitonto. L’accusa è di falso e truffa aggravata. L’indagine, a cura della Procura di Bari, è partita in seguito ad una segnalazione dei colleghi degli stessi agenti. Complessivamente, la truffa accertata, ammonta a circa 5mila euro.
I quattro, secondo quanto si legge nell’imputazione, avrebbero attestato falsamente sul foglio di servizio e nella relazione riepilogativa di fine turno, di aver effettuato controlli su persone sottoposte a misure di prevenzione o limitative della libertà personale (in realtà mai avvenuti) e posti di controllo sul territorio inserendo nominativi di persone inesistenti o fittiziamente sottoposti a controllo. Ma non solo, i quattro avrebbero dichiarato anche numeri di targa di veicoli inesistenti o abbinati ad automezzi diversi rispetto a quelli falsamente controllati o intestatari fittizi, percependo così, indebitamente, gli emolumenti pari alla giornata lavorativa e alle indennità accessorie delle giornate oggetto di falsa attestazione.
In totale 24 le giornate nelle quali risultano falsificati i registri. Tra queste (comprese tra l’aprile 2017 e il novembre 2021), ci sono anche giornate festive e prefestive, tra cui vigilie di Natale e Capodanno del 2020, oltre all’8 dicembre dello stesso anno, con falsi controlli anche in piena notte. I quattro agenti hanno ammesso di aver falsificato i registri e uno di loro si è dichiarato “rammaricato e molto dispiaciuto”. Negli atti, inoltre, si legge anche che “i dati falsi erano inseriti per far risultare attività di servizio non effettuata”. Gli altri hanno spiegato che a causa dei tanti furti di auto, in appartamento e in campagna, che li tenevano impegnati, “quei falsi servivano solo per fare statistica”.
“E’ evidente – ha scritto il gip Francesco Mattiace dell’ordinanza – che i dati falsi sugli atti d’ufficio fossero finalizzati a coprire l’omesso svolgimento dell’attività di servizio, allo scopo di ottenere il massimo guadagno possibile con il minimo sforzo lavorativo”. L’inchiesta, coordinata da Marcello Quercia, ha documentato i falsi incrociando i dati dell’anagrafe comunale di Bitonto, della motorizzazione con le immagini delle telecamere di videosorveglianza. In questo modo è stato possibile accertare che oltre alle generalità false delle persone e dei mezzi risultati controllati, sarebbero stati registrati anche interventi mai effettuati, come ad esempio la “ricerca di malviventi” dopo un falso allarme rapina nella notte della vigilia di Capodanno.
Il giudice, ha sottolineato che da questa vicenda “emerge la manifestazione patologica del ruolo del poliziotto che, da artefice della legalità e della sicurezza, collettiva diviene autore di illiceità diffuse”.
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