Ancora un altro episodio di violenza dei detenuti a danno della polizia penitenziaria nel carcere di Trani. Ieri infatti un giovane di 24 anni di origini andriesi, in carcere da poco tempo, pretendeva di effettuare un colloquio che non gli spettava.
A nulla sarebbe servito l’intervento del responsabile del reparto che, di fronte alle intemperanze del detenuto, cercava di spiegare, in maniera pacata, le motivazioni di tale diniego. “Per tutta risposta – spiega il sindacato della polizia penitenziaria- il detenuto in questione lo ha aggredito, per poi riversare la sua rabbia verbale nei confronti del poliziotto che gestiva la sezione, e non contento di ciò, continuava a sfogare la sua violenza, devastando il corpo di guardia, compresi dei monitor.
Lo stiamo dicendo da mesi che sul carcere di Trani bisogna correre ai ripari – commenta il Sappe. Ma cosa deve ancora accadere allo sfortunato penitenziario tranese prima che il dipartimento amministrazione penitenziaria, prenda finalmente i provvedimenti?
Oltre all’intervento della magistratura che ha decapitato una parte dei vertici, c’è stata l’evasione dello scorso anno con i detenuti che salutavano mentre andavano via, e poi una girandola impressionante di aggressioni ai poliziotti, molti dei quali sono finiti all’ospedale a seguito delle lesioni riportate”.
Nei giorni scorsi il Sappe, ha anche chiesto al provveditore regionale di chiudere la sezione semiliberi che offende la dignità di chi ci lavora e la privacy di detenuti; “invece la sezione è ancora aperta contro ogni logica e dignità umana”.
Proprio per questo il sindacato proclama lo stato di agitazione che avrà la sua fase cruciale mercoledì con una manifestazione regionale davanti il carcere di Taranto, e poi giovedì 5 maggio in occasione dell’arrivo a Trani del nuovo Capo del Dap Carlo Renoldi “a cui chiederemo interventi concreti per il carcere di Trani e per le carceri della regione, al fine di spezzare questa spirale di prepotenza e violenza che attanaglia il penitenziario.
Ormai i poliziotti di Trani demotivati, stanchi e sottoposti a grande stress psicofisico non c’è la fanno più, per cui si aspettano delle risposte concrete, in caso contrario presenteranno in massa e per protesta, richiesta di dimissioni immediate”.