Impiantato un nuovo sistema di neuromodulazione sacrale piccolo come una pen drive che si ricarica con una cintura in wireless. Il Policlinico di Bari è oggi un centro di eccellenza che da 24 anni esegue queste procedure per il trattamento.
Un pace maker, simile a quello cardiaco e grande come una pen drive, invia un impulso a un elettrodo posizionato dove hanno origine i nervi che regolano il funzionamento della vescica e del pavimento pelvico per riattivarli o riequilibrarne il malfunzionamento. È l’impianto di neuromodulazione sacrale che rappresenta una delle forme di trattamento più efficaci dell’incontinenza urinaria da urgenza o della ritenzione urinaria.
Ma la novità del sistema di neuromodulazione sacrale di ultima generazione impiantato al Policlinico di Bari consiste nella possibilità per il paziente stesso di regolare l’intensità degli impulsi da un cellulare e ricaricare il dispositivo in wireless applicando una semplice cintura, ogni 7-10 giorni, senza alcuna limitazione nella vita quotidiana o nell’attività lavorativa. L’intervento è stato eseguito nei giorni scorsi dagli urologi Gaetano de Rienzo e Marco Spilotros, dell’equipe del prof. Pasquale Ditonno direttore della Unità operativa di Urologia e la paziente è già tornata a casa.
La neuromodulazione sacrale è una tecnica di trattamento dei disturbi di incontinenza e ritenzione urinaria che aiuta i pazienti ormai da trent’anni ma la tecnologia oggi permette impianti meno invasivi e più duraturi nel tempo. Il dottor Gaetano de Rienzo ricorda come “A marzo del 1998 presso l’unità operativa di Urologia Universitaria 2 del Policlinico di Bari fu eseguito il primo impianto in Puglia e probabilmente dell’intera Italia meridionale. All’epoca ero uno specializzando che affiancava il pioniere della procedura, il dottor Gianfranco Giocoli Nacci. Nei 24 anni che ne sono seguiti il Policlinico ha continuato ad offrire questo trattamento dapprima ai pazienti con incontinenza da urgenza, quindi a quelli affetti da ritenzione urinaria, allargando poi le indicazioni al dolore pelvico cronico. Fino a diventare oggi un centro di eccellenza”.
“La novità di oggi – aggiunge de Rienzo – è che viene messo a disposizione dei pazienti un sistema di neuromodulazione del tutto rinnovato, piccolo come una pendrive impiantata sotto la cute, che si ricarica in wireless e non limita il paziente in alcuna attività fisica e lavorativa. Dopo la realizzazione del sistema di neuromodulazione con materiali completamente paramagnetici, che cioè sono compatibili con la risonanza magnetica e dunque possono anche essere utilizzati per pazienti che di questo esame hanno frequentemente bisogno – vedi i pazienti affetti da sclerosi multipla – la realizzazione di un sistema così piccolo e ricaricabile è la seconda grande rivoluzione di questa terapia. I pazienti non devono più accettare compromessi per risolvere la loro disfunzione”.
Qualche dettaglio in più sull’intervento viene fornito dal dottor Marco Spilotros: “la paziente su cui è stato eseguito l’impianto, affetta da patologia neurologica, è stata trattata in precedenza presso questo Centro per una fistola vescicovaginale con chirurgia robotica mininvasiva. Questo mi da lo spunto per sottolineare come in questo Centro ogni paziente venga completamente inquadrato nella sua complessità, perché si tratta in effetti di patologie con plurime sfaccettature dove il più delle volte l’arma vincente è proprio la multidisciplinarità. Un paziente con incontinenza o ritenzione può anche avere disturbi dell’alvo e disturbi della sfera sessuale, così come dolore neuropatico. È doveroso ricordare, allora, che il nostro Centro si occupa di disfunzioni del pavimento pelvico a tutto tondo e che fondamentale è la collaborazione con l’Unità Spinale unipolare diretta dalla professoressa Marisa Megna. Imprescindibile nello studio dei pazienti complessi è la strettissima collaborazione con la dottoressa Luisa de Palma e la dottoressa Giuseppina Frasca, a cui è affidato il difficile settore della diagnostica neurofisiologica e della riabilitazione pelviperineale”.
“La strategia della gestione delle unità operative di Urologia del Policlinico di Bari è di muoversi quanto più possibile verso la personalizzazione delle terapie per i pazienti: la terapia deve essere un ‘vestito’ pensato e disegnato paziente per paziente. Solo così si può, non solo curare la patologia, ma monitorare costantemente e migliorare la qualità della vita del paziente. Questo approccio è l’unico possibile quando si parla di disfunzioni, e ci proietta in una dimensione decisamente più evoluta quando si parla di oncologia e trapianti, completamente centrata attorno al paziente”, conclude il prof. Pasquale Ditonno, direttore delle Unità operative di Urologia Universitaria 1 e 2 del Policlinico di Bari.