Sono 169 i casi accertati di epatite acuta nel mondo. Stando a quanto riferisce il bilancio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) almeno diciassette bambini in età pediatrica sarebbero stati sottoposti a un intervento di trapianto del fegato. Le segnalazioni giungono da Regno Unito, Spagna, Israele, Stati Uniti, Danimarca, Irlanda, Paesi Bassi, Italia, Norvegia, Francia, Romania e Belgio. In Italia una decina le segnalazioni, un trapianto è stato fatto e tre casi sono confermati.
“Attenzione a pensare che ogni caso di epatite in bimbi sia di origine sconosciuta, perché anche se rara, questa malattia c’era anche prima”, afferma il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, che ha aggiunto: “I casi sospetti di epatiti acute saranno probabilmente sovrastimate rispetto ai reali. Attenzione quindi al fiorire di segnalazioni ma poi molte andranno tolte dal computo finale”.
Rispetto alle epatiti acute nei bimbi “è escluso un legame con il vaccino anti Covid, perché non è disponibile per le fasce di età in cui si sono verificate. Ed è escluso un legame con il Sars-Cov-2, salvo cross-reattività o una concomitante infezione”. L’ipotesi “più verosimile sembra essere l’adenovirus, che in genere non provoca epatiti ma, in concomitanza con un’altra infezione o altri fattori, può causare un danno epatico”, spiega Sileri. “Nella maggioranza dei casi è stata identificata positività all’adenovirus. Ma non basta a stabilire una relazione”, continua Sileri.
Le incognite sull’epatite sono ancora molte e manca ancora la risposta ufficiale su cosa abbia causato questa emergenza, ma si rafforza attraverso le parole ufficiali di un report di aggiornamento della situazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’ipotesi di un ruolo di un adenovirus.
Gli adenovirus sono virus piuttosto comuni, che possono causare una serie di malattie. Se ne conoscono almeno 100 sierotipi e oltre la metà di questi – 57, suddivisi in sette specie: catalogate con le lettere dalla A alla G – sono potenzialmente in grado di infettare l’uomo. La trasmissione degli adenovirus avviene quasi esclusivamente a partire da una persona infetta. In maniera diretta, attraverso il contatto personale (stretta di mano) o tramite le goccioline infette rilasciate nell’aria con la tosse e gli starnuti. O indiretta, entrando a contatto con una superficie su cui è presente un adenovirus e portando poi le mani alla bocca, al naso o agli occhi.
Gli adenovirus determinano soprattutto sintomi a carico delle vie aeree superiori: raffreddore, mal di gola e tosse. Comuni sono anche l’influenza e la congiuntivite.