Circa un’ora e mezza di domande da parte di gip e Procura nei confronti del 66enne barese, Pasquale Finocchio, ex vicepresidente del Consiglio comunale di Bari, che ha respinto tutte le accuse. E’ quanto accaduto in mattinata.
Finocchio è stato arresto lo scorso 20 aprile nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Napoli contro il clan camorristico Moccia. Assistito dall’avvocato Roberto Eustachio Sisto, l’ex vicepresidente si è sottoposto oggi da remoto a interrogatorio di garanzia dinanzi alla gip del Tribunale di Napoli Maria Luisa Miranda. Finocchio, in particolare, è accusato di traffico di influenze illecite con aggravante mafiosa per aver agevolato, secondo gli inquirenti, l’espansione nel 2017 del braccio economico del clan Moccia in Puglia, l’azienda per il recupero di olio esausto ‘Soloil Italia’.
Nell’interrogatorio ha spiegato di non aver mai saputo e di non essere mai stato in condizioni di capire che l’imprenditore che gli aveva chiesto aiuto, Francesco Di Sarno (in carcere nell’ambito della stessa inchiesta), ritenuto affiliato al clan e uomo di fiducia di Antonio Moccia, avesse rapporti, in territorio campano, con la Camorra. La difesadell’ex vicepresidente valuterà nei prossimi giorni se presentare istanza di revoca degli arresti domiciliari o se invece procedere con il ricorso al Riesame.
Sempre in mattinata è stato interrogato anche l’ex assessore all’Ambiente del Comune di Lecce, Andrea Guido. Guido è al momento ai domiciliari per corruzione aggravata dal metodo mafioso. Anche lui, secondo la Procura di Napoli, sarebbe stato avvicinato dal clan Moccia ricevendo prima 2500 euro e successivamente altri 2000 euro, per far aggiudicare alla Soloil l’appalto per lo smaltimento degli olii esausti in città.
Guido, nel corso dell’incontro svoltosi da remoto, ha negato ogni cosa, sostenendo di non aver “mai preso un euro da nessuno”. L’ex assessore si è proclamato innocente e ha dato la sua versione dei fatti, confermata anche da Giuseppe D’Elia, anch’egli indagato. Secondo quanto emerso, avrebbe effettivamente incontrato il titolare e i rappresentanti della Soloil, senza però sapere dei suoi collegamenti col clan. Inoltre, quando gli venne chiesto l’appalto per gli oli esausti avrebbe semplicemente detto che non era possibile perchè l’appalto era “già stato aggiudicato alla Monteco”.
D’Elia avrebbe confermato le stesse cose, dicendo inoltre di aver contattato l’allora assessore per fissare un incontro fra i rappresentanti della Soloil e Guido con un no da parte dell’assessore che avrebbe “chiuso a ogni tentativo di affidamento dell’appalto”. Quanto a lui, invecde, sarebbe stato assunto dall’azienda senza però sapere nulla in merito ai legami mafiosi. Avrebbe avuto un contratto, fino al 2017, che prevedeva nello specifico un fisso più bonus (di 30 euro) per ogni appalto ottenuto. Entrambi, secondo quanto emerso, restano ai domiciliari.
Foto repertorio