“Abbiamo chiuso il 2019 già in emergenza, con la pandemia la situazione è ulteriormente peggiorata. Adesso, con l’aumento dei prezzi, il nostro settore continua a vivere un momento difficile”. A raccontarlo a Borderline24, con non poco rammarico, è Marco Colella, ambulante (ex rappresentante Fiva- Confcommercio Bari-Bat), per il quale gli ultimi due anni, hanno solo acuito una condizione che già vedeva il settore in ginocchio.
Prima i vari spostamenti dei mercati, poi il maltempo durato sei mesi, in particolare da gennaio a giugno nel 2019, con annessa impossibilità di aprire le bancarelle (a causa delle avverse condizioni metereologiche). Ma non solo, a quanto già elencato si è aggiunta l’emergenza sanitaria, con i lunghi lockdown alternati a “ripartenze troppo brevi”, l’aumento dei prezzi e, infine, il documento strategico del commercio considerato un vero e proprio “Boomerang per le attività” tanto da portare gli ambulanti a chiedere la sospensione della sua approvazione.
“La nostra emergenza è iniziata ben prima di quella sanitaria – ha sottolineato Colella – prima della pandemia eravamo già in crisi. Abbiamo subito diversi traumi, soprattutto metereologici. Poi siamo stati chiusi per troppo tempo, in alcuni casi nei periodi più importanti, come quello natalizio. Oggi, ad aggravare la situazione, la guerra, che si ripercuote ancora una volta sul nostro settore. E’ stata una lunga escalation. L’aumento dei prezzi non ci aiuta, non solo per la benzina e per l’elettricità, ma anche perché noi venditori finali siamo costretti a comprare a prezzi più alti” – ha specificato sottolineando che la gente “non compra”.
“Al mercato ci viene soprattutto la gente che fa parte del ceto medio – ha aggiunto – loro possono fare a meno del capo di abbigliamento. Il nostro presente è un’incognita tanto quanto lo è il futuro”. E’ per questa ragione (ma non solo) che gli ambulanti, nelle scorse settimane, avevano richiesto l’esonero del pagamento del canone unico. “Una maniera per alleggerire una situazione difficile che va avanti da troppo tempo – ha sottolineato Colella – i costi di gestione del nostro lavoro sono aumentati a dismisura, tra benzina, assicurazioni, spostamenti. Non possiamo permetterci ulteriori batoste. Pensavamo che dopo la pandemia tutto sarebbe tornato alla normalità, ma così non è stato. Le famiglie ci pensano due volte prima di acquistare, devono scegliere se pagare le bollette o comprarsi un vestito. Molte volte chiedono il prezzo e poi vanno via con gli occhi dispiaciuti. Non possiamo chiedere nulla a loro, comprendiamo, ma anche noi abbiamo una famiglia da mantenere e bollette da pagare” – ha evidenziato.
Negli ultimi anni sono tanti gli ambulanti che hanno “abbandonato il lavoro di sempre”. Bari, ha spiegato ancora Colella, ha perso più del 20-30% di venditori con posteggi autorizzati. “Al mercato del lunedì in via Tommaso Fiore eravamo 330 nel 2012, oggi sulla carta siamo forse 270, anche di meno. Nell’arco di 8 anni è cambiato tutto, ma non in meglio. Gli spostamenti dei mercati hanno creato ulteriore crisi. Alcuni mercati invece sono stati smembrati e ad oggi, anche con lo stato di emergenza terminato, non sono stati riaperti” – ha sottolineato facendo l’esempio del mercato di Japigia.
A questi si aggiungono tanti altri casi simili, come ad esempio alcuni mercati che, sottolinea Colella, non sono più attrattivi per i consumatori in quanto abbandonati a sé stessi o circondati dal degrado. “Dai bagni chiusi agli avvallamenti che creano danni ai clienti e agli ambulanti che con i furgoni carichi di merce, rischiano di rompere i mezzi. Adesso vogliono cambiare gli orari, stravolgendo ancora una volta la vita degli operatori. Sarebbe bello se nella previsione di una strategia commerciale per quanto riguarda i mercati, se al posto del cambiamento di orario in edizione serale, ci fosse stata l’intestazione di una sperimentazione di un mercato extra, ad esempio nella zona di Pane e Pomodoro, in maniera tale da dare l’opportunità di libera scelta a chi vuole partecipare, sia ai cittadini, sia agli ambulanti, perché non tutti vogliono lavorare in orari serali. Manca poi un piano per la riqualificazione dei mercati, non c’è prospettiva di miglioramento, specialmente quelli che sono stati spostati. C’è stata una perdita di venditori importante, in molti stanno lasciando. E’ dura, dovrebbero parlare di più con noi che il mercato lo viviamo quotidianamente” – ha concluso.
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