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Covid, in Puglia chiudono 296 bar per la pandemia: “Dramma annunciato”

Pubblicato da: Francesca Emilio e Didi Mei | Mer, 20 Aprile 2022 - 06:30

Sono circa 7 mila i bar che in Italia hanno chiuso a causa della pandemia. Di questi 296 solo in Puglia. E’ quanto emerge dai dati del Registro delle Imprese di Unioncamere e InfoCamere secondo i quali, le uniche regioni in controtendenza, sono la Sicilia e la Campania.

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Entrando più nel dettaglio, dei 169.839 bar esistenti a fine 2019, ne sono rimasti 162.964 a fine 2021, vale a dire 6.875 in meno (-4,05%). Le misure straordinarie varate dal governo a sostegno degli esercenti hanno solo tamponato la situazione che però, per alcuni, è risultata maggiormente difficile. A confermarlo, Gianni Del Mastro, ristoratore e rappresentante dell’associazione Passione Horeca.

“Quella attuale è una situazione che avevamo già denunciato più volte – ha spiegato Del Mastro – le chiusure sono state differenziate nel tempo, tante attività, soprattutto quelle più fragili, hanno pagato il prezzo più caro. E’ un grido d’allarme che avevamo già lanciato: le chiusure avrebbero portato al collasso del settore, è così è stato” – ha aggiunto specificando che situazione è drammatica non solo per  bar e ristoranti, ma anche per tante aziende a carattere familiare fondamentali perché contribuivano a fornire con prodotti del luogo.

Dalla crisi della liquidità, alla soluzione debitoria impossibile da sanare per molte attività, ma non solo, anche la mancanza del personale qualificato che, nel corso delle diverse chiusure, per sostentare le proprie famiglie, ha preferito cambiare lavoro per riuscire a sopravvivere al momento di crisi. “Alcuni hanno provato a resistere – ha raccontato ancora Del Mastro – ma i ristori hanno fatto ben poco. Il dramma avviene nel silenzio più assoluto con il rischio che, se ci dovesse essere una nuova ondata, anche quelli che stanno faticosamente andando avanti, rischiano di chiudere per sempre” – ha aggiunto ricordando che in Puglia, circa il 65% delle attività ha chiesto finanziamenti, in particolare il mutuo per il tasso agevolato garantito dallo Stato e il microprestito alla Regione “con un periodo di ammortamento ormai finito da 3 mesi”.

Unioncamere descrive la situazione delle chiusure (nello specifico dei bar in Italia) come una vera “ecatombe”. La regione più colpita, ad oggi, è il Lazio dove si registrano 1.860 bar in meno, poi la Valle d’Aosta, che segna una variazione percentuale del -9,7% e un calo numerico di 51 bar. Molte altre, però, le regioni che registrano variazioni superiori alla media. Le Marche e il Friuli Venezia Giulia segnano infatti riduzioni dell’ordine del 6%. Toscana, Veneto, Lombardia e Trentino Alto Adige cali superiori al 5%. Il Piemonte si assesta al -4,99%. Campania e Sicilia, nei due anni di pandemia, invece, si è registrato un aumento del numero dei bar compreso tra l’1 e il 2%.

“Non tutti ce la faranno, soprattutto le attività che già vivono una situazione complicata” – ha precisato. Oggi, a rendere maggiormente instabile il proseguio delle attività, oltre alla scia della crisi dettata dall’emergenza sanitaria, anche la guerra in Ucraina, che, ha spiegato ancora Del Mastro “sta facendo lievitare i costi”. Nell’ultimo mese, ha sottolineato, “mi sono ritrovato a pagare una bolletta di 3.300 euro, quando prima ne pagavo 1800. Sono 40mila euro all’anno. Senza contare il costo del cibo, un filetto di pollo che prima pagavo 6 euro oggi lo pago 13 euro. Costi altissimi se si pensa al periodo da cui veniamo e da cui non siamo ancora usciti del tutto”.

“Ci siamo infilati in un tunnel difficile – ha proseguito – al di là della presenza dei turisti pesa l’assenza della capacità di spesa dei baresi, nettamente diminuita. Chi ha le spalle solide ce la farà, gli altri no. In Puglia il decremento delle attività avrà ripercussioni sul benessere generale, non possiamo permettercelo. Ma questo lo avevamo anticipato in passato. Sarebbe necessario istituire un tavolo permanente, urge discutere con Regione ed enti locali, ma bisogna farlo con chi vive in prima persona la problematica. Oggi, alla problematica legata a quella delle attività che chiudono, si aggiunge quella della mancanza del personale qualificato. Per questa ragione alcune attività hanno ridimensionato gli orari e addirittura stanno chiudendo. Non possiamo andare avanti così, la situazione è drammatica” – ha concluso.

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