Un articolo, recentemente pubblicato sulla rivista scientifica International Journal of Molecular Science da ricercatori dell’Università di Bari in collaborazione con ricercatori della Saarland University di Homburg (Germania) e dell’Università di Pamplona (Spagna), richiama l’attenzione sulla possibile coesistenza pericolosa tra fegato grasso, consumo di alcool anche moderato e malattie metaboliche.
“L’accumulo di grasso nel fegato o steatosi epatica- spiega il Dottor Agostino Di Ciaula, primo autore della pubblicazione – è ormai la causa più comune di malattia cronica epatica e si manifesta in un soggetto adulto ogni quattro. In precedenza, la steatosi associata a malattie metaboliche – ad esempio sovrappeso, obesità, insulino-resistenza, diabete- e quella da consumo di alcol erano considerate due entità distinte. In realtà possono agire in maniera sinergica anche con in presenza di minime dosi di alcol, con progressione della malattia verso forme particolarmente gravi e irreversibili come la temibile fibrosi epatica, la cirrosi e il cancro del fegato”.
“Il termine steatosi epatica non alcolica” – precisa il professor Piero Portincasa, coautore dell’articolo e Direttore della Clinica Medica “A. Murri” – comprende sia non bevitori (astemi) che bevitori di modiche quantità di bevande alcoliche (2-3 drinks al giorno). Questa situazione può causare confusione poiché le evidenze consigliano di evitare comunque il consumo anche molto modesto di bevande alcoliche, nel soggetto con steatosi epatica. Va intrapresa una capillare educazione sanitaria sul consumo di alcolici e nel frattempo impegnarsi per arrestare la progressiva crescita epidemiologica della steatosi epatica ‘metabolica’ nella nostra società”.