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La relazione della Dia su Bari: “Strisciuglio, da costola dei Capriati, ora tra i più temuti clan camorristici di Bari”

Pubblicato da: Pasquale Bitti | Gio, 7 Aprile 2022 - 08:30

La mafia pugliese intesa quale summa di varie realtà che annoverano clan e sodalizi tra loro in altalenanti rapporti di conflittualità ed alleanze continuerebbe a presentare un’eterogeneità caratterizzata da differenti strategie operative. Lo rivela la relazione semestrale della Dia che traccia un quadro della distribuzione dei clan nel territorio di Puglia.

Nel semestre in esame (primo semestre del 2021)  lo scenario criminale della città di Bari è stato incisivamente segnato dagli esiti giudiziari dell’inchiesta “Vortice-Maestrale”24 che ha fotografato “la perdurante operatività del sodalizio di tipo mafioso denominato clan STRISCIUGLIO e di alcune sue articolazioni territoriali – e segnatamente di quelle operative nel quartiere Libertà, nel quartiere San Paolo (con la cellula di Palo del Colle), nel quartiere Enziteto – San Pio – Catino e nel quartiere San Girolamo (comprensiva della pertinenza di Conversano – Rutigliano)”, documentando altresì l’evoluzione storica della consorteria mafiosa “che da costola defezionista del clan Capriati è riuscito a concretizzare un piano espansionistico talmente efficace da diventare il più esteso e tra i più temuti clan camorristici di Bari”.

La spiccata matrice unitaria del sodalizio sarebbe salvaguardata dalla consolidata prassi di effettuare “battesimi” attraverso rituali di affiliazione e di innalzamento di grado persino all’interno degli ambienti penitenziari dove svolge un’instancabile attività di proselitismo soprattutto nei confronti delle giovani generazioni. Le intimidazioni contro le persone fisiche all’interno delle carceri sono lo strumento per esercitare “intramoenia un potere di controllo analogo a quello in ambiente esterno”.

Ciò a dimostrazione di come il clan mirasse costantemente ad implementare il suo raggio d’azione attraverso una spietata aggressività che ha segnato la sua parabola ascendente nel panorama criminale di Bari e provincia. I quartieri sopra citati sono tuttora caratterizzati da un’asfissiante controllo del territorio che si manifesta attraverso le estorsioni “anche e (soprattutto) in costanza di detenzione inframuraria dei vertici della compagine criminale” esercitate in danno di numerosi piccoli imprenditori, artigiani e commercianti.

L’indagine ha documentato gli interessi del clan STRISCIUGLIO in numerosi remunerativi settori quali oltre al racket estorsivo anche sotto forma di imposizione dei “servizi di guardiania” la gestione dei traffici di droga, dell’usura, della ricettazione e del riciclaggio. Non mancano i riferimenti al business illegale delle slot machine dove un elemento inserito nella struttura associativa “grazie alla plusvalenza criminale acquisita sul territorio” esercitava in regime di monopolio il controllo della distribuzione delle apparecchiature da gioco grazie alla corresponsione sistematica di parte dei suoi illeciti introiti al gruppo. Già l’inchiesta “Gaming machine” 31 del gennaio 2020 aveva evidenziato il ruolo di tale imprenditore che, forte della sua vicinanza al clan STRISCIUGLIO e anello di congiunzione tra quest’ultimo ed i sodalizi ANEMOLO e CAPRIATI imponeva i propri dispositivi da gioco nei centri scommesse assicurando così il pagamento delle somme di danaro da destinare alle casse dei clan mafiosi.

L’imponente compendio investigativo dell’inchiesta “Vortice-Maestrale” ha fatto luce anche sulle contrapposizioni di alcuni gruppi come quelli operativi a Conversano (BA) dove alcune fazioni del clan PARISI sarebbero transitate nella compagine criminale degli STRISCIUGLIO. Analogo conflitto di interessi si registra nel quartiere San Paolo dove il clan “della luna” è operativo con il gruppo TELEGRAFO staccato dai MISCEO. Quest’ultimi presumibilmente sarebbero transitati nella confederazione mafiosa opposta costituita dagli altri clan baresi tra cui in primis i CAPRIATI e i DIOMEDE-EX MERCANTE. Nel quartiere Madonnella il clan STRISCIUGLIO conterebbe sul gruppo DI COSIMO-RAFASCHIERI che reduce da una scissione interna avrebbe dato vita ad un’alleanza con soggetti appartenenti al primo clan. Nell’area metropolitana di Bari ancora caratterizzata dalla frammentarietà strutturale delle consorterie oltre agli STRISCIUGLIO altri tre clan storici quali i PARISI-PALERMITI, i CAPRIATI e i MERCANTE-DIOMEDE sarebbero ancora in grado di insinuarsi pericolosamente nei centri nevralgici del tessuto sociale produttivo manifestando tra l’altro mire espansionistiche anche sui territori della provincia.

Da sempre radicato nella storica roccaforte del quartiere Japigia di Bari il clan PARISI, contraddistinto da una struttura interna di tipo piramidale articolata su vari livelli sarebbe formato da una serie di sottogruppi autonomi che nella gestione delle attività criminali operano in sinergia -non priva di contrasti- nei rispettivi territori. Tra questi il più influente sembra essere il gruppo PALERMITI che nel semestre in esame ha interagito nella gestione degli affari illeciti in “comparanza” con il clan ANEMOLO all’interno del quartiere Carrassi di Bari. È quanto risulta dall’operazione “Alta tensione” condotta dai Carabinieri il 29 marzo 2021 con la quale è stato ricostruito il contesto criminale in cui nel 2018 è maturato l’omicidio di un pregiudicato ritenuto appartenente agli ANEMOLO colpevole di essere transitato dalle fila di questo clan a quelle del sodalizio dei CAPRIATI.

L’alleata frangia dei PALERMITI da considerarsi alter ego e braccio armato del clan PARISI è in grado di gestire imprenditorialmente il traffico di stupefacenti anche attraverso l’operatività di associazioni delinquenziali una delle quali è stata duramente colpita a seguito di indagini concluse dai Carabinieri il 17 maggio 2021. La relativa inchiesta “Astra”37 nel cristallizzare la forte influenza del clan PARISI nella zona sud est della provincia, ha infatti consentito di disarticolare un sodalizio criminale dotato di una capillare organizzazione di uomini preposti allo smercio di sostanze stupefacenti e provvisto di una cassa comune con la quale assistere economicamente e legalmente i sodali arrestati. Un notevole apporto alla ricostruzione dell’impianto accusatorio, con particolare riferimento alla struttura del sodalizio criminoso è stato fornito da un “proconsole dei PALERMITI” che ha di recente intrapreso la strada della collaborazione con la giustizia.

Sotto l’egida dei PARISI nei quartieri San Pasquale, Carrassi e Poggiofranco sono attivi, in sinergia con l’alleato gruppo VELLUTO i FIORE-RISOLI la cui operatività è stata recentemente registrata oltre che a Bari anche a Gravina di Puglia (BA) e in Basilicata. Nella medesima area d’azione facente capo ai PARISI è presente il clan CAPRIATI storicamente attivo nel Borgo Antico di Bari e nella provincia. Le fibrillazioni interne al sodalizio sarebbero causa del tentativo di scalata da parte di giovani leve desiderose di guadagnare posizioni di vertice. In tale contesto è da segnalare il provvedimento restrittivo eseguito il 3 febbraio 2021 dalla Polizia di Stato nei confronti di 3 soggetti del gruppo LARIZZI ritenuti responsabili, anche a causa di documentate mire espansionistiche, dell’omicidio consumato il 21 novembre 2018 di un elemento di vertice del clan CAPRIATI. Non meno importante sotto i profili evolutivi è la recente scarcerazione del figlio dello storico capoclan CAPRIATI che potrebbe incidere sugli equilibri criminali attualmente gestiti nell’area di Valenzano (BA) da un referente del clan PARISI. Rilevanti in quel comune, così come in tutta l’area murgiana, sono le strategie operative di altro elemento del clan PARISI che avrebbe affiliato a sé numerosi pregiudicati dei comuni limitrofi già rientranti nella sfera di influenza degli ex clan STRAMAGLIA e DI COSOLA. Il clan MERCANTE-DIOMEDE, federato ai CAPRIATI pare operativo non solo nella città di Bari ma anche in alcuni comuni della provincia come Altamura, Adelfia, Bitonto, Gravina in Puglia e Triggiano. La famiglia MERCANTE una volta attiva nel quartiere Libertà di Bari attualmente risulterebbe particolarmente indebolita oltre che a causa della recente morte del capo storico anche per l’incontrastata presenza nel rione del capo dei CALDAROLA esponente di spicco degli STRISCIUGLIO.

Nei quartieri del litorale nord del capoluogo quali San Girolamo, Fesca e San Cataldo sono presenti i LORUSSO un gruppo satellite dei CAPRIATI che sarebbe in contrasto per il controllo e la gestione delle attività illecite con l’articolazione CAMPANALE affiliata agli STRISCIUGLIO.

Il traffico di sostanze stupefacenti resta una delle principali risorse per la criminalità organizzata barese che sfrutterebbe sia i canali di approvvigionamento nazionali, sia quelli esteri dimostrando una elevata propensione alla collaborazione con organizzazioni criminali straniere soprattutto albanesi le quali riescono a gestire, anche in forma autonoma, una fetta del particolare mercato criminale senza sovrapporsi alla malavita autoctona. Persistono nel barese i furti perpetrati in danno delle attività commerciali così come continuano gli incendi spesso di origine dolosa riguardanti autovetture o attività commerciali.

Con riferimento ai reati contro il patrimonio si collocano i risultati investigativi dell’indagine “Lockdown” con la quale è stato documentato il modus operandi di un gruppo che destinava le auto rubate prevalentemente nel capoluogo pugliese ad un centro di autodemolizione del foggiano dove venivano smontate ed immesse nel mercato parallelo.

La cospicua disponibilità di armi è stata comprovata dai numerosi arresti e sequestri eseguiti a carico anche di incensurati. A tale proposito si segnala una confisca ai danni di un pluripregiudicato per reati tra l’altro contro il patrimonio e concernenti le armi. Il provvedimento che consolida solo in parte il sequestro operato a Bari nel febbraio del 2018, scaturisce dalla proposta di applicazione di misura di prevenzione formulata dalla DIA nel dicembre del 2017.

Sempre in conseguenza dell’attuale pandemia nel territorio del capoluogo si segnala il proliferare delle pratiche di usura. Già l’operazione “Cravatte Rosa” del novembre 2020 aveva consentito di documentare l’esistenza di una rete di usurai formata prevalentemente da donne per lo più nei confronti di conoscenti in difficoltà soprattutto nei quartieri cittadini di Japigia, San Paolo e San Pasquale. Al riguardo è da segnalare l’arresto di un pregiudicato del 9 febbraio 2021 dalla Guardia di finanza. Le indagini condotte hanno consentito di documentare un complesso sistema usurario posto in essere nei confronti di svariati soggetti, per lo più piccoli imprenditori locali in difficoltà economiche ai quali sarebbero stati imposti tassi di interesse che oscillavano tra il 120% ed il 150%. L’ indagato continuava peraltro ad esercitare l’attività anche durante il periodo di detenzione domiciliare a cui era sottoposto per l’espiazione di pene pregresse.

Per quanto attiene agli “affari” criminali e politico-amministrativi bisogna citare l’esecuzione di una misura cautelare per corruzione in atti giudiziari nei confronti di un giudice del capoluogo pugliese e di un avvocato del Foro di Bari che avrebbero percepito somme di denaro in cambio di scarcerazioni in favore di appartenenti a famiglie mafiose o legate alla criminalità organizzata barese, foggiana e garganica.

L’interconnessione esistente tra le dinamiche criminali del capoluogo barese e quelle dei paesi limitrofi caratterizza lo scenario della provincia dove la presenza dei numerosi gruppi sarebbe diretta espressione delle “agenzie mafiose” della città che perseguono tal scopo attraverso l’opera sia di mafiosi, sia di fidati referenti in loco, sia l’affiliazione di soggetti apicali delle compagini delinquenziali operanti nei singoli Comuni. Gli altalenanti rapporti di conflittualità e di alleanze che contraddistinguono l’andamento mafioso metropolitano si ripercuotono infatti in modo speculare nella provincia come confermano le evidenze di analisi e gli accertamenti giudiziari del semestre.

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