“Al quartiere San Paolo si è tornati a sparare, due episodi in poco tempo. Certo, oggi, sono due eventi, ma i processi sociali che li hanno prodotti hanno una storia lunga. Questi processi sono il frutto dell’ abbandono del nostro quartiere e delle sue marginalità”. A parlare in un lungo post su Facebook è il presidente del municipio III, Nicola Schingaro, in merito alla sparatoria al San Paolo, per la quale la polizia ha già arrestato il prresunto responsabile.
“Sono processi che, a causa della crisi sanitaria e sociale, hanno visto un peggioramento negli ultimi anni – spiega Schingaro – Come presidente e come studioso riconosco e sottolineo il fatto che tali processi hanno potuto svilupparsi per le mancate risposte della politica ai problemi della popolazione del quartiere (e non solo di questo quartiere) e quindi la politica si deve assumere la responsabilità di proporre e sviluppare soluzioni. Mi assumo la responsabilità di individuare concrete azioni per farlo e spero che questo sia fatto a tutti i livelli istituzionali. Per inaridire il terreno sotto i piedi delle mafie, non bastano solo le politiche basate su repressione e controllo, seppur talvolta necessarie. Così come, non bastano da sole le pur utili politiche di welfare messe attualmente in campo, a sostegno delle fragilità. Al loro fianco, occorrono politiche di welfare strutturali e di ampio respiro. C’è bisogno del lavoro per offrire ai giovani una prospettiva di normalità”.
“Bisogna pensare – continua – ad una strategia di interventi di lunga portata con il potenziale di cambiare la storia del quartiere. Questo quartiere deve poter vivere normalmente, con negozi, scuole, uffici. Non può continuare ad essere un’appendice malata della città. Per questo, anche se non le si vuole attribuire un potere taumaturgico, e non può da sola cambiare il volto del nostro territorio, la proposta di spostare anche fisicamente un pezzo di Università nel quartiere, può essere in grado di contribuire alla costruzione di una narrazione nuova, di un mondo di certo alternativo, ma possibile. E sul serio spero che a tutti i livelli si affianchi il Municipio 3 e si inizi a parlare concretamente di come realizzare tale progetto, ben sapendo che si deve inserire in una più ampia visione di rinascita del quartiere San Paolo”.
“Ho letto diversi post e commenti sull’accaduto. Ne comprendo il senso di paura, non ne condivido invece il senso di rassegnazione fine a stessa, che – drammatizzando il male – evocano l’incubo di un ritorno al passato più buio del quartiere, come se proprio nulla fosse nel frattempo cambiato. Bisogna invece reagire. Lo dobbiamo al quartiere. Lo dobbiamo alla città”, conclude.