Non solo benzina, l’aumento dei prezzi non si placa e dal carrello della spesa, arriva dritto sulle tavole dei cittadini, anche in Puglia. E’ proprio il tacco d’Italia che sta pagando il prezzo più caro per una delle pietanze simbolo, le rape, che, secondo le stime di Coldiretti, hanno subito un aumento del 257%.
Anche le orecchiette con le cime di rapa, dunque, diventano una prelibatezza a tratti insostenibile per le famiglie, soprattutto considerando gli aumenti già noti degli scorsi mesi per quanto riguarda la farina e di conseguenza pasta e pane. A lanciare l’allarme è proprio Coldiretti Puglia, che, sulla base dei dati Istat del mese di marzo, ha voluto evidenziare che la situazione, nelle prossime setimane, potrebbe addirittura peggiorare.
Ad appesantire i portafogli dei cittadini, sottolinea Coldiretti, è il boom delle quotazioni per i prodotti energetici e le materie prime che “si riflette sui costi di produzione del cibo ma anche su quelli di confezionamento” facendo lievitare i prezzi al dettaglio dei prodotti alimentari nel carrello. In particolare, l’accelerazione dei prezzi dei beni alimentari al consumo è del +5,5% con l’inflazione che invece sale al +6,7%. Dato, quest’ultimo, che non si registrava da luglio 1991.
L’allarme però riguarda anche la deflazione nei campi, dove i prezzi riconosciuti agli agricoltori restano bassi nonostante i forti aumenti dei costi di produzione, con coefficienti di ricarico dal campo alla tavola del 525% per il cavolo cappuccio, del 400% per la verza, del 257% per le rape, del 150% per i broccoli e del 100% per i carciofi. Gli aumenti, inoltre, arrivano all’8,1% per la frutta fino al 17,8% per le verdure “mentre nei campi e nelle stalle è crisi profonda con più di un’azienda agricola su 10 (ovvero l’11%) che è in una situazione così critica “da portare alla cessazione dell’attività”.
Nelle campagne, infine, prosegue ancora Coldiretti “si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio con incrementi dei costi correnti di oltre 15.700 euro in media ma con punte oltre 47mila euro per le stalle da latte e picchi fino a 99mila euro per gli allevamenti di polli, secondo lo studio del Crea” – ha concluso.
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