Ventottesimo giorno di guerra in Ucraina, dove l’offensiva russa prosegue senza tregua. Intanto i negoziati procedono senza nessun passo in avanti, mentre lo scontro armato continua a mietere vittime tra civili e soldati.
Secondo alcune fonti, i soldati russi, stanno ricevendo dai loro superiori l’indicazione che la guerra debba finire entro il 9 maggio, giornata in cui la Russia celebra la giornata della vittoria in memoria della capitolazione della Germania nazista durante il secondo conflitto mondiale. L’obiettivo primario per le forze russe è il controllo dell’intera regione del Donbass. Questo è quanto ha dichiarato il ministero dellaDifesa di Mosta, citato dalla Tass.
Nel frattempo l’Unione Europea si dichiara “pronta a chiudere scappatoie” e a “contrastare possibili manovre evasive imponendo nuove misure coordinate per minimizzare la capacità della Russia di continuare l’aggressione all’Ucraina”. Il presidente Zelensky ha ringraziato i 27 leader – fatta eccezione per l’Ungheria, biasimando però il ritardo con cui si è deciso di intervenire.
Per quanto riguarda il fronte armato, nella giornata di oggi, un comandante russo sarebbe stato investito da uno dei suoi soldati con un carro armato. Il gesto sarebbe da ricondurre ad un momento di ira per l’alto numero di perdite nel corso del conflitto. A riferirlo è il reporter ucraino, Roman Tsymbaliuk. Le città sono sotto assedio, con un bilancio di morti e distruzione che aumenta di ora in ora.
Nel frattempo l’amministrazione Biden sta valutando il ricorso a ulteriori riserve petrolifere strategiche. Obiettivo, far fronte alla volata dei prezzi del petrolio legata all’invasione russa. “La posta in gioco – ha dichiarato – non è solo la difesa dell’Ucraina ma la democrazia nel mondo. Siamo nel mezzo di una battaglia tra democrazie e autocrazie” – ha aggiunto parlando delle truppe Usa in Polonia. Biden ha anche fatto un passo indietro rispetto a quanto promesso in campagna elettorale sposando il tradizionale approccio americano, ovvero quello che prevede l’uso della minaccia di una risposta nucleare come deterrente per i pericoli convenzionali (e non nucleari), lasciando aperta la possibilità dell’utilizzo di armi atomiche nell’eventualità di “circostanze estreme”.
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