Nell’ambito di un Progetto EUROPE SEEDS – NextGenerationEU, per lo sviluppo di materiali e soluzioni tecnologiche per la riduzione della persistenza del SARS-CoV-2 ed il suo monitoraggio bioelettronico, un gruppo di ricercatori dell’Università di Bari ha sviluppato un efficace materiale in grado di inattivare il virus su superfici di contatto frequente, riducendo quindi il rischio di contagio.
Il gruppo di ricerca coordinato dal prof. Nicola Cioffi (ordinario del Dipartimento di Chimica) e dalla prof.ssa Maria Chironna (ordinario di Igiene e responsabile del laboratorio Epidemiologia molecolare del Policlinico di Bari), ha pubblicato uno studio sulla rivista scientifica “International Journal of Molecular Sciences” che si rivela notevolmente utile alla tutela della salute in questo scenario pandemico.
Lo studio (https://www.mdpi.com/1422-0067/23/6/3040), che vede come principali autrici due giovani ricercatrici del Dipartimento di Chimica dell’Università di Bari, le dottoresse Margherita Izzi e Maria Chiara Sportelli, ha consentito anzitutto di dimostrare la straordinaria efficacia di nanoparticelle di ossido di zinco (ZnO), di varia forma e dimensione, nei confronti del SARS-CoV-2. Questo materiale è già comunemente impiegato in cosmesi e nell’industria alimentare, ed è prodotto in laboratorio mediante tecniche green.
Le stesse nanoparticelle di ZnO sono state poi impiegate per la preparazione di film sottili per il rivestimento di superfici di contatto frequente (maniglie, pomelli, interruttori, touch screen, ecc.), che possono essere veicolo di infezione nel caso in cui siano contaminate, e vengano toccati occhi, naso o bocca senza aver disinfettato le mani dopo esserne entrati in contatto.
L’utilizzo di tecniche analitiche avanzate di caratterizzazione spettroscopica e morfologica dei nanomateriali e dei film sottili ha consentito di razionalizzare l’efficacia del materiale sui virioni, ad opera del rilascio di ioni zinco (Zn2+), che inibiscono il ciclo vitale del SARS-CoV-2.