Il prezzo di grano e pane continua ad aumentare con picchi anche di 19 volte rispetto al passato. E’ l’allarme lanciato da Coldiretti Puglia che, in particolare, ha specificato che il prezzo medio del pane in Puglia è arrivato a 3.50 al chilo, con picchi di 6 euro, mentre le ultime quotazioni (relative allo scorso 2 marzo) di un chilo di grano tenero alla borsa merci della Camera di Commercio di Foggia si attestano su 0,315 euro al chilo di grano tenero.
Solo lo scorso 20 febbraio, Domenico Romito, coordinatore dell’Associazione Avvocati dei Consumatori, aveva dichiarato a Borderline24 che sui prodotti da forno “si sta registrando un incremento anomalo”. Nel Barese i prezzi, per il “pane semplice”, come le rosette, nei supermercati va dai 2 euro e 90 ai 3.20 al chilo. Per le altre tipologie di pane, tra cui quello di semola, va invece dai 3.50 ai 3.90. Il prezzo cambia se si compra nei panifici dove il pane di semola, oscilla dai 3.60 ai 3.70, mentre il pane ai cereali arriva anche a 6 euro e 10 al chilo. Ma i prezzi sono in aumento. Si tratta, secondo Coldiretti, di uno degli innumerevoli effetti della guerra in Ucraina.
A preoccupare, nello specifico, sono le prossime semine. I costi risultano infatti raddoppiati soprattutto per gli agricoltori, ragion per cui, il prezzo finito dei prodotti, per i cittadini, risulta poi ulteriormente aumentato. Gli agricoltori – ha spiegato Coldiretti – “sono costretti ad affrontare rincari fino al 115% per il gasolio necessario per le attività che comprendono l’estirpatura, la rullatura, la semina e la concimazione”. Intanto però, aumentano anche i costi per l’acquisto dei fertilizzanti delle macchine agricole e dei pezzi di ricambio per i quali, inoltre, si stanno verificando addirittura preoccupanti ritardi nelle consegne.
“Le speculazioni – ha sottolineato l’associazione – si spostano dai mercati finanziari in difficoltà ai metalli preziosi come l’oro, fino ai prodotti agricoli, con le quotazioni che dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato che trovano nei contratti derivati “future” uno strumento su cui chiunque può investire acquistando e vendendo solo virtualmente il prodotto. Una speculazione sulla fame che nei paesi più ricchi provoca inflazione ma anche gravi carestie e rivolte nei paesi meno sviluppati”.
Adesso, per ridurre la volatilità e stabilizzare i prezzi, per Coldiretti sarebbe necessario “realizzare rapporti di filiera virtuosi con accordi che valorizzino i primati del Made in Italy e garantiscano la sostenibilità della produzione in Italia con impegni pluriennali e il riconoscimento di un prezzo di acquisto “equo”, basato sugli effettivi costi sostenuti” – ha concluso sottolineando che, di fatto, al momento, sarebbe necessario ridurre la dipendenza dall’estero da dove oggi arrivano oltre 6 chicchi di grano su 10 consumati in Italia.