“La povertà assoluta in Italia è destinata ad aumentare nel 2022 per effetto della guerra e dei rincari energetici che spingono l’inflazione e i prezzi dei prodotti nel carrello della spesa con aumento di quanti non riescono più a garantirsi un pasto adeguato”. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, in riferimento ai dati Istat sulla povertà nel 2021, che chiede al Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli di sbloccare al più presto i 200 milioni di euro dei fondi del Ministero per acquistare alimenti di base di qualità Made in Italy da consegnare agli indigenti.
“E’ necessario subito accelerare nella presentazione dei bandi per gli aiuti agli indigenti con le risorse stanziate per acquistare cibi e bevande Made in Italy di qualità da distribuire ai nuovi poveri”. La lista dei prodotti da acquistare per distribuire ai più indigenti – sottolinea la Coldiretti – va dagli omogeneizzati per l’infanzia al latte, dai salumi ai formaggi a denominazione di origine, dall’extravergine Made in Italy alla carne, dalla pasta al riso, dalle conserve di pomodoro ai succhi di frutta.
Secondo le stime preliminari dell’Istat infatti nel 2021 in Italia ci sono 5,6 milioni di persone in povertà assoluta (9,4% del totale) cioè – spiega la Coldiretti – con una spesa mensile pari o inferiore a una soglia minima corrispondente all’acquisto di un paniere di beni e servizi considerato essenziale per uno standard di vita minimamente accettabile.
“La guerra sta mettendo in pericolo la sicurezza alimentare al livello nazionale e mondiale provocando inflazione e povertà ma anche gravi carestie e rischio di rivolte nei Paesi meno sviluppati e per questo produrre cibo e non dipendere dall’estero – sottolinea Prandini – è un tema strategico di sicurezza nazionale e lo hanno capito grandi Paesi come la Francia di Macron che ha annunciato un piano di resilienza per sostenere l’agricoltura e la sovranità alimentare o la Cina che ha inserito il settore agricolo nelle linee di investimento programmatico dello Stato insieme all`industria meccanica e all`intelligenza artificiale”.
La pandemia prima e la guerra poi hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare come cardine strategico per la sicurezza – afferma Prandini nel chiedere – interventi urgenti e scelte strutturali per rendere l’Europa e l’Italia autosufficienti dal punto di vista degli approvvigionamenti di cibo”.
“La stessa politica agricola comune (Pac) e il Pnrr oggi sembrano già inadeguati a rispondere alle esigenze del tempo nuovo che stiamo vivendo e – continua Prandini – vanno modificati eliminando ad esempio l’obiettivo del 10% di terreni incolti previsto nella strategia biodiversità. Per questo bisogna agire subito facendo di tutto per non far chiudere le aziende agricole e gli allevamenti sopravvissuti con lo sblocco di 1,2 miliardi per i contratti di filiera già stanziati nel Pnrr, ma anche incentivando le operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito delle imprese agricole a 25 anni attraverso l’Ismea, riducendo le percentuali IVA per sostenere i consumi alimentari, prevedendo nuovi sostegni urgenti per filiere più in crisi a causa del conflitto e del caro energia e fermando le speculazioni sui prezzi pagati degli agricoltori con un efficace applicazione del decreto sulle pratiche sleali”. E poi investire – conclude Prandini – per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità, contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica e le NBT a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici.
L’Italia – conclude la Coldiretti – è un Paese deficitario su molti fronti per quando riguarda il cibo: produce appena il 36% del grano tenero che le serve, il 53% del mais, il 51% della carne bovina, il 56% del grano duro per la pasta, il 73% dell’orzo, il 63% della carne di maiale e i salumi, il 49% della carne di capra e pecora mentre per latte e formaggi si arriva all’84% di autoapprovvigionamento.