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Bari, la guerra in Ucraina arriva dritta nel carrello della spesa: “Costi insostenibili”

Pubblicato da: Francesca Emilio | Dom, 6 Marzo 2022 - 08:00

Le conseguenze della guerra in Ucraina arrivano dritte nel carrello della spesa dei cittadini, anche in Puglia. A raccontarlo a Borderline24 è Gianvito Altieri, del coordinamento Coldiretti e titolare dell’azienda Fungo Puglia, secondo il quale “il dramma è solo all’inizio e non può che peggiorare”.

Dal caro energia al caro gasolio, fino a passare per l’inflazione che a febbraio, secondo dati Istat, ha evidenziato un balzo del 45,9% per l’energia e del 4,9% per gli alimentari. Sono questi i punti “cruciali” che sfiorando prima la pandemia, poi il conflitto in corso, si riflettono inevitabilmente prima sulla filiera agroalimentare, poi sugli agricoltori (costretti ad affrontare rincari nei costi di produzione), e infine sui consumatori. La conseguenza di quello che Altieri ha definito come un vero e proprio “effetto domino” è un rincaro del prezzo del prodotto finito che pesa notevolmente sulle tasche delle famiglie.

I prezzi, nello specifico, prendendo come esempio il caso dell’azienda di Altieri, situata a Rutigliano e che si occupa prettamente di funghi, sono saliti (solo negli ultimi 3 mesi) del 10%. La causa è dovuta agli aumenti subiti (di fatto molto più importanti) come ad esempio quello dell’energia elettrica che, dichiara Altieri “vede un 150% per la nostra azienda”. Ma quel 10% di aumento per un’azienda, sul carrello della spesa, tra costi di produzione, stipendi e trasporti della merce, diventa 30% sugli scaffali dei supermercati e dei negozi al dettaglio. Questo solo per quanto riguarda i funghi, ma il discorso è lo stesso anche per gli altri prodotti, tra cui il grano e di conseguenza, come raccontavamo in un articolo dello scorso 20 febbraio, del pane.

Bari, così come le altre province, negli ultimi mesi ha visto gradualmente i prezzi aumentare, ma si teme che sia solo l’inizio dei rincari. “La filiera – ha aggiunto ancora Altieri – si prende un altro 20%. La situazione è drammatica, non possiamo farcela. Adesso, anche con la guerra in atto, quello che sta creando maggiore preoccupazione è soprattutto la carenza di gasolio. Sta finendo. Proprio negli scorsi giorni i rifornitori ci hanno detto che dovranno tagliare i rifornimenti. Non avremo solo problemi a coltivare o a riscaldare le serre, ma anche a consegnare la merce. Nessuno potrà trasportarla. Siamo andati indietro di 50 anni ed è inevitabile per noi, nel tentativo di sopravvivere, dover aumentare i prezzi” – ha sottolineato.

Le famiglie, dunque, sono le ultime a subire il rincaro. I compensi riconosciuti agli agricoltori e agli allevatori, secondo quanto denunciato recentemente da Coldiretti, non riescono neanche a coprire i costi di produzione. A monte c’è proprio il balzo dei beni energetici che si trasferisce “a valanga” sui bilanci delle imprese agricole. “Gli aiuti spot non servono – prosegue Altieri – abbiamo difficoltà a guardare al futuro. Se quello che pianto a marzo lo raccolgo a giugno è inevitabile per me chiedermi se valga o meno la pena piantare, considerando che siamo in balia dell’incertezza e che il rifornitore che prima mi dava 10 litri di gasolio ora me ne da 2 e me li devo far bastare per coltivare in serra. Mai avuto tanti problemi come quelli che stiamo avendo oggi, posso solo sperare che finisca presto l’inverno. Ma il nostro è solo uno dei problemi” – ha aggiunto.

Secondo Altieri, nello specifico, il rincaro dei prezzi nei supermercati e nei negozi al dettaglio avviene perché questi ultimi affrontano un doppio aumento: non solo quello relativo alle aziende produttrici costrette al rincaro, ma anche a quelli relativi all’energia e al trasporto. “Gli aumenti sono eccessivi – ha proseguito citando l’esempio del grano il cui prezzo (assieme ai prodotti agricoli) sta subendo rincari anche per via dello stop alle spedizioni commerciali dai porti sul mar Nero dell’Ucraina. Quest’ultima, sempre secondo dati forniti da Coldiretti, con la Russia, rappresenta circa un terzo del commercio mondiale del grano e nei paesi più sviluppati ha come conseguenza l’inflazione. L’Italia, attualmente, ne è fortemente destabilizzata soprattutto per via delle importazioni di grano (64%) e mais (53%, il secondo fornitore è proprio l’Ucraina).

“Negli ultimi tre mesi c’è stato un balzo mai visto in trent’anni – ha detto infine Altieri – chi produce e chi vende è costretto ad aumentare i prezzi se vuole sopravvivere, per alcuni è necessario anche per continuare a sostentare i propri dipendenti. Non posso immaginare di dover licenziare qualcuno dei miei, siamo come una famiglia. Dovremmo fermarci un attimo tutti, non a scioperare, ma a riflettere. La politica è più lontana che mai dai cittadini, se si continua così sarà difficile per tutti. Vorrei essere più positivo, ma il peggio purtroppo deve ancora arrivare, le conseguenze della guerra le vedremo nei prossimi mesi” – ha concluso.

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