Trent’anni di reclusione per omicidio volontario, riduzione in schiavitù e occultamento e vilipendio di cadavere. E’ la condanna chiesta dalla Procura di Bari ad un 53enne di Molfetta, imputato dinanzi alla Corte di Assise.
Vittima l’ex compagna, una 50enne di origini polacche. I resti della donna furono trovati nel maggio 2017 nelle ex acciaierie Scianatico di Bari, dopo cinque anni dalla morte della donna. Secondo le indagini della Squadra mobile della Questura di Bari, coordinate dal pm Gaetano de Bari, l’uomo avrebbe picchiato la donna per mesi trascinandola da un dormitorio all’altro e facendola finire più volte in ospedale, fino poi ad ucciderla con calci e pugni in una fabbrica abbandonata della città.
Fu proprio lì che seppellì il corpo della donna, tra si e cassette di legno sino a formare una bara. Sulla parete la scritta, con pennarello nero “Tu muori qua”. Nella requisitoria, il pm, ha sottolineato che quello della donna fu un vero e proprio femminicidio, in un contesto in cui, durante la sua permanenza in Italia era stata vittima di continue violenze e vessazioni. L’uomo è stato arrestato nel dicembre 2019, esattamente sette anni dopo la morte della donna (nel 2012), è tuttora detenuto in carcere. Il prossimo 17 marzo si tornerà in aula per le repliche e la sentenza.
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