“Un’altra vittima di un problema sociale che è molto più grave di quanto possa sembrare. È bene che la mamma abbia denunciato l’aggressione evidenziando un problema comunitario”. Il presidente dell’Ordine degli psicologi di Puglia Vincenzo Gesualdo commenta la violenta discussione sfociata in aggressione ai danni di un ragazzino di 13 anni per mano di un coetaneo a Casamassima.
“Ciò che emerge è il linguaggio della violenza e la negazione del valore dell’altro come soggetto portatore di diritti. Siamo dinanzi ad un problema di deformazione educativa e culturale che si dipana dal livello macro sociale a quello delle relazioni familiari e delle relazioni di coppia”.
Bambini, preadolescenti e adolescenti sono i soggetti che hanno subìto le maggiori ripercussioni durante la pandemia e adesso ne stiamo pagando le conseguenze. La condizione di cattività ha amplificato uno stato di tensione e stress che da alcuni ragazzi è stato introiettato e rivolto contro sé stessi procurando un innalzamento esponenziale di situazioni depressive, comportamenti autolesivi, suicidi e tentati suicidi. Da altri adolescenti invece è stato agito contro gli altri alimentando risse ed aggressioni con le modalità tipiche del branco. “La pandemia ci ha lasciato il deserto dell’anima, delle passioni, della vitalità: il languishing – prosegue Gesualdo – Alla prevalenza del linguaggio verbale delle piattaforme che ci hanno virtualmente connesso, abbiamo contrapposto il linguaggio del corpo sia esso mortificato in sé stesso o nell’agire l’aggressione”.
“Quello del bullismo è un fenomeno che enfatizza i comportamenti di prepotenza e aggressività come unico canale comunicativo e relazionale che ha modificato il naturale comportamento sociale in esibizioni comportamentali esagerate, nelle quali ogni freno inibitorio è carente” continua Gesualdo.
L’Ordine degli psicologi regionale è pronto a supportare le istituzioni e la comunità scolastica nel costruire percorsi condivisi per prevenire fenomeni come quello del bullismo. “C’è necessità di recuperare spazi di condivisione e di ascolto, territori di comunità e solidarietà al fine di recuperare il valore dell’alterità e della comunità solidale come contenitore sociale. I presidi sul territorio sono fondamentali per l’accoglienza del disagio e della sofferenza a partire dalla scuola e dalla famiglia, contesti nei quali occorre riconquistare la semantica del contatto e delle relazioni in cui l’altro non è il nemico da combattere o il soggetto da bullizzare ma chi permette di costruire la propria identità nella differenza e nella diversità come valori e non come stigma” conclude Gesualdo.