“Sembra una vita fa. Sono passati due anni dall’arrivo della pandemia di COVID19 (non del virus…) in Italia, un periodo che a noi è sembrato lunghissimo ma che, per la storia evolutiva di un virus che ha appena fatto capolino nella comunità umana, è poco più che un attimo”. Lo scrive il virologo ed ex assessore alla Sanità Pierluigi Lopalco che prosegue:
“Qual è dunque ora il futuro che ci aspetta? Possiamo fare previsioni che abbiano un minimo di attendibilità scientifica? Come al solito, quando si parla di previsioni, la risposta più onesta da dare è “no”. Impossibile dire quello che accadrà basandoci su modelli predittivi o anche, più semplicemente, sull’esperienza del passato. Quella da COVID19 è una pandemia prima nel suo genere ed è la prima volta che per un agente pandemico sono stati messi a punto, a tempo di record, vaccini e farmaci antivirali.
L’unica cosa utile da fare – prosegue – è quella di disegnare possibili scenari di evoluzione futura e, ad ogni scenario, assegnare una serie di azioni da intraprendere. Questo serve a trovarsi pronti ad ogni evenienza. Ormai sappiamo questo virus cosa sia in grado di fare. Conosciamo i punti deboli del nostro servizio sanitario e quali aspetti delle pregresse ondate pandemiche lo hanno messo in ginocchio. E’ lì che dobbiamo lavorare in modo che affrontare un’ondata di contagi diventi un evento ordinario e non un’emergenza.
Quello che davvero non si può più sopportare, dopo due anni di dolore, sofferenza, fatica, è che ci sia ancora qualcuno che neghi la gravità di quanto sia accaduto e l’importanza della vaccinazione per proteggere se stessi e gli altri. A queste persone non bisogna dare voce perché – e questa è una previsione che faccio con certezza – più ci allontaneremo dai drammatici eventi di questi anni, più l’oblio collettivo permetterà a questi individui di alzare ancora di più la testa e di dar voce alle loro scempiaggini.
Usciamo dall’emergenza dunque, ma con un bagaglio di insegnamenti ed esperienze di cui sarebbe criminale non fare tesoro. E, forti di questo bagaglio – conclude – mettiamoci subito al lavoro per costruire una sanità pandemic-proof”.