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Bari, danneggiate tre opere della mostra nel quartiere Libertà: “Ripristineremo i pannelli”

Pubblicato da: redazione | Gio, 17 Febbraio 2022 - 17:24

Danneggiati, due completamente divelti e distrutti, tre dei 18 pannelli fotografici esposti dal 20 marzo 2021 sui finestroni dell’ex Manifattura Tabacchi di Bari, nel quartiere Libertà. Si tratta, in particolare, delle opere che rientrano nel progetto fotografico della ricerca documentaria di fotografia sociale “Libertà. Tratti”, condotta dalla fotografa Teresa Imbriani con l’associazione La Giusta Causa.

L’associazione nelle prossime ore sporgerà denuncia e nel più breve tempo possibile ripristinerà i pannelli danneggiati e mancanti, come migliore risposta alla intimidazione. “Sottolineiamo la coincidenza – scrive l’associazione La Giusta Causa –  forse non casuale, fra un recente articolo di stampa dedicato alla mostra e questo atto vandalico. Evidentemente a qualcuno non garba che si parli del quartiere Libertà in termini positivi: una ragione in più per moltiplicare il nostro impegno”.

L’esposizione on air è stata il culmine di un percorso di ricerca iniziato prima della pandemia, quando è stato individuato lo storico edificio della ex manifattura come spazio espositivo per una mostra fotografica all’aperto, accessibile a tutti. L’obiettivo della ricerca è stato quello di raccontare alcune persone che vivono o lavorano in uno dei quartiere più variegati e multietnici della città, descrivendone, a tratti, le abilità e le potenzialità, inclinazioni e saperi.

I 18 scatti rappresentano altrettante persone messe in posa in un set semplice, un telo nero di sfondo, allestito al volo anche per strada, sui marciapiedi, nei sottani, nei negozi, nelle case che raccontano le persone che le abitano: “Awa sarta”, “Vanusha badante”, “Natale fruttivendolo”, “Franco consulente sociale” e tanti altri. Tra questi “Paolo ingegnere”, uno dei ritratti destinatari dell’atto vandalico, o “Michele liutaio motociclista”, danneggiato nella parte inferiore del pannello. Per quasi un anno l’esposizione è stata lì senza aver mai ricevuto un graffio, come se fosse protetta dagli abitanti che evidentemente si sono identificati nello spirito della mostra.

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