La Puglia dichiara la sua contrarietà al rilascio di permessi di ricerca di idrocarburi nei mari di Puglia. Lo ha ribadito anche l’assessore regionale Anna Grazia Maraschio in commissione. “In Commissione – commenta il vicepresidente del Consiglio regionale Cristian Casili (Cinque Stelle) – l’assessora Maraschio ha ribadito la netta contrarietà della Puglia al rilascio di permessi di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi al largo delle coste pugliesi e la convinzione che tali permessi costituiscono un grave pericolo per il nostro mare. Ho richiesto la sua audizione dopo la sentenza con cui la Corte di Giustizia dell’UE il 13 gennaio scorso ha stabilito che uno Stato membro può, nei limiti geografici che ha fissato, rilasciare a uno stesso operatore più permessi di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, anche su aree contigue, a condizione però di valutare l’effetto cumulativo che tali progetti possono avere sull’ambiente”.
“Le conclusioni della sentenza della Corte UE – continua Casili – hanno lasciato alla Regione un ulteriore spazio di intervento per far valere le sue ragioni, evidenziando la necessità di considerare gli aspetti connessi alla tutela dell’ambiente marino nell’ambito della conduzione delle attività di ricerca degli idrocarburi, in particolare quando interessano aree marine molto estese. Proprio rispetto a questo rilievo l’assessora ha comunicato che la Regione ha formulato specifico motivo di appello e ha annunciato di aver affidato ad uno specialista un incarico di consulenza tecnico-scientifica per una valutazione degli impatti della tecnica dell’airgun e, in generale, dell’impatto che l’esercizio di tali attività ha cumulativamente sull’ambiente marino. Voglio ribadire ancora una volta che saremo al fianco della Regione per qualunque iniziativa voglia intraprendere a tutela del nostro mare, interessando anche i nostri parlamentari”.
La valutazione dell’impatto cumulativo prodotto dalle attività di ricerca, come ribadito dalla Corte UE, è di fondamentale importanza, perché tecniche come quella dell’air gun, consistente nell’utilizzo di un generatore di aria compressa ad alta pressione, per generare onde sismiche che colpiscono il fondale marino, sono dannose per la fauna marina. Lo stesso “Sesto rapporto sugli effetti per l’ecosistema marino della tecnica dell’airgun” presentato dall’ISPRA alle Camere a dicembre 2021 conclude affermando la necessità di individuare procedure e regolamenti che possano limitare, quanto possibile, gli effetti negativi prodotti dall’impiego di tale tecnica.
“È necessario – continua Casili – che la Regione ponga in essere, nell’ambito delle proprie competenze, tutte le iniziative necessarie per limitare il proliferare delle richieste di permessi di ricerca e prospezione di idrocarburi, considerato che il PiTESAI non sembra aver individuato in modo univoco e oggettivo le aree idonee a queste attività, non avendo definito alcuna zonizzazione, ma solo i criteri da applicare alla gestione delle nuove istanze, di quelle già presentate e delle attività già in essere. Attendiamo il pronunciamento del Consiglio di Stato e auspichiamo che, soprattutto a livello governativo, i procedimenti di VIA su progetti di ricerca in aree contigue siano condotti con il dovuto approfondimento in considerazione dell’impatto cumulativo che le tecniche di ricerca possono avere su aree marine molto estese, consapevoli che in quest’ambito la Regione ha difficoltà a rendere vincolante il proprio parere in materia e l’ultima parola spetta comunque al Governo”.