Sulla vicenda Teatro Petruzzelli sembra si stia consumando l’atto di una commedia dell’assurdo. Lo ha scritto in un post il sindaco di Bari Antonio Decaro. “L’ultima è che gli avvocati dei Messeni Nemagna mi hanno denunciato – racconta sulla sua bacheca – nel mio ruolo di sindaco metropolitano, per un presunto danno erariale legato alla mancata ratifica del protocollo del 2002.
Protocollo dichiarato nullo da una sentenza della Corte di Appello. Per quanto mi riguarda, non ratificherò quel protocollo, a costo di rimettere il mio mandato. Né mi farò intimidire da chi ancora oggi vuole tenere la nostra città in ostaggio. Devo ricordare ai baresi che quel protocollo, firmato a 11 anni dall’incendio che ridusse il Petruzzelli in macerie, stabiliva che la Fondazione, dopo la ricostruzione con fondi pubblici (costata poi 43,5 milioni di euro), tra cui anche i soldi dei baresi, avrebbe dovuto pagare ai Messeni Nemagna un canone “scontato” di 500 mila euro l’anno per 40 anni e poi riconsegnare il teatro alla famiglia.
Una soluzione inaccettabile, considerato che il vecchio gestore pagava un canone di circa 100 mila euro all’anno. Nel 2002 non mi occupavo di politica, ma sono certo che non avrei mai firmato né ratificato un accordo secondo il quale gli oneri della ricostruzione sarebbero ricaduti sui cittadini mentre gli onori, anzi i guadagni, sarebbero rimasti in mano ai privati. Ma in virtù di cosa, alla luce di quanto accaduto, oggi dovremmo riconoscere, oltre a tutti i costi della ricostruzione, anche un aumento del 500% del canone pagato prima dell’incendio? Dovremmo avallare l’inerzia dei privati nella ricostruzione? Tralasciare la mancata vigilanza sulla copertura assicurativa del teatro prima dell’incendio? Dimenticare che alcune parti dell’immobile costruito su suolo pubblico erano utilizzate per ospitare – tra l’altro – una stazione di carburante e un rimessaggio per le barche degli eredi?
Francamente qualcosa mi sfugge, ma mi chiedo come sia sfuggito a coloro che all’epoca, nel loro ruolo di amministratori locali, ministri, si sono fatti promotori di quel protocollo capestro. Alcuni di loro oggi, anziché tacere saggiamente, continuano a rilasciare interviste sull’opportunità di tornare a quel protocollo. Con l’aggravante che la nuova richiesta di canone della famiglia è di 1 milione e 700 mila euro all’anno.
In tutti questi mesi sono stato in silenzio nella speranza di trovare una soluzione che risolvesse definitivamente la questione della proprietà del teatro, ma di fronte ai ripetuti travisamenti della realtà operati dai legali degli eredi credo sia giusto dire con chiarezza alcune cose.
Gli eredi hanno voluto a tutti i costi mantenere la proprietà del teatro, contestando l’espropriazione, rifiutando, quindi, per le macerie del politeama, un indennizzo quantificato inizialmente in 16 milioni di euro (che non sono bruscolini). Evidentemente il protocollo che mi accusano di non aver ratificato per loro risulta ben più conveniente. Se gli eredi vogliono andare avanti su questa strada – conclude – allora sono tenuti a restituire allo Stato i 43,5 milioni (lievitati a circa 50 milioni per gli interessi) che sono i soldi pubblici, ossia di tutti noi impiegati per la ricostruzione del Petruzzelli”.