E’ stato reso noto il parere dell’Istituto Superiore di Sanità circa la metodologia adottata da Arpa Puglia, Aress Puglia ed Asl Taranto nell’ultima Valutazione del Danno Sanitario, resa nota a maggio del 2021 nell’ambito del procedimento di riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata allo stabilimento siderurgico jonico. Tale valutazione ha per oggetto le emissioni inquinanti dell’ ex Ilva di Taranto ed attesta la permanenza di un rischio sanitario residuo non accettabile relativo ad uno scenario di produzione – ottenuto con gli attuali impianti- di 6 milioni di tonnellate/anno di acciaio, cioè la produzione attualmente autorizzata. In estrema sintesi ISS indica che “la metodologia adottata per la valutazione di impatto sanitario con approccio epidemiologico appare adeguata e quindi affidabili i risultati conseguiti”
Siamo di fronte alla ennesima, autorevole conferma di un dato che dovrebbe essere ormai considerato acquisito: una produzione di sei milioni di tonnellate annue di acciaio ottenuta con gli impianti in questo momento in esercizio provoca un rischio per la salute dei cittadini del quartiere Tamburi non accettabile. Non si può non tenerne conto e non adottare le misure e le determinazioni conseguenti.
Legambiente chiede perciò al Ministro della transizione ecologica di respingere le richieste di Acciaierie d’Italia di rivedere i parametri della Valutazione del danno sanitario. Oltretutto l’O.M.S. ha recentemente rivisto i valori limiti suggeriti per una serie di inquinanti –PM10, benzoapirene, PM 2,5– portandoli, in prospettiva, a livelli molto più bassi rispetto agli attuali limiti di legge italiani ed europei.
Legambiente torna poi a chiedere al Ministro della Transizione Ecologica di respingere la richiesta di Acciaierie d’Italia di diminuire i tempi di distillazione del coke nelle batterie attualmente in funzione. L’allungamento a 24 ore dei tempi di distillazione del coke è una delle misure fortemente voluta a suo tempo anche da Legambiente, ed é stata imposta nell’ultimo Piano Ambientale, a fronte della richiesta aziendale –già allora- di ridurli a 20 ore, per il conseguente aumento delle emissioni inquinanti. Non c’è spazio per nessuna riduzione.” La prospettiva della decarbonizzazione – di cui per ora si parla soltanto- per essere credibile richiede atti concreti e scelte conseguenti.