“E’ Bari la città più cara del Mezzogiorno d’Italia per l’alimentazione, con il carrello della spesa che schizza con coefficienti di ricarico dal campo alla tavola fino al 400%, mentre le imprese agricole sono strozzate da aumenti dei costi energetici non compensati da prezzi di vendita adeguati”. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, in riferimento allo studio elaborato dal Codacons su dati del ministero dello Sviluppo economico, secondo cui – riporta Coldiretti – per il comparto alimentare a Bari si spendono 81,26 euro, il 20% in più rispetto a Napoli e il 9,5% in più di Catanzaro, con le voci di spesa più alte per il pane, la carne, i pomodori e le verdure.
“Il carrello – sottolinea Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia – pesa sempre di più sulle tasche dei consumatori, ma è deflazione nei campi dove agli agricoltori si vedono pagare dall’ortofrutta all’olio oltre il 30% in meno rispetto allo scorso anno e al di sotto dei costi di produzione, per colpa delle distorsioni lungo la filiera che provoca pesanti squilibri, mentre la spesa delle famiglie continua a crescere per effetto degli aumenti dalla pasta al pane, dalle verdure alla frutta”. Una situazione che – evidenzia la Coldiretti regionale – è aggravata dalla stangata sulla bolletta energetica, dove per le operazioni colturali gli agricoltori sono costretti ad affrontare rincari dei prezzi fino al 50% per il gasolio necessario per le attività che comprendono l’estirpatura, la rullatura, la semina e la concimazione.
Inoltre – continua Coldiretti – l’impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei concimi, con l’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%), il fosfato biammonico Dap raddoppiato (+100%) da 350 a 700 euro a tonnellata, mentre prodotti di estrazione come il perfosfato minerale registrano +65%. Non si sottraggono ai rincari anche i fertilizzanti a base di azoto, fosforo e potassio che subiscono anch’essi una forte impennata (+60%). (ANSA).