Caro bollette, al vaglio fondi per quasi 10 miliardi in favore dei cittadini. E’ quanto illustrato dal ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, in audizione alla Commissione Industria del Senato.
Nello specifico, le risorse possibili per mitigare il caro bollette che il governo sta valutando di usare, oltre all’aumento della produzione di gas, sono: tre miliardi di euro dalla cartolarizzazione degli oneri di sistema sulle bollette, 1,5 miliardi dalle aste Ets, 1,5 miliardi dalla riduzione degli incentivi sul fotovoltaico, da 1 a 2 miliardi dal taglio agli incentivi sull’idroelettrico, 1,5 dalla negoziazione a lungo termine delle rinnovabili.
Quelle illustrate sono, nello specifico, misure strutturali che il governo sta valutando con l’obiettivo di alleggerire in modo stabile le bollette sia per le famiglie, sia per le imprese italiane. Sino ad oggi si è intervenuti con stanziamenti spot a ogni aumento trimestrale.
“Non credo che potremo tirare fuori soldi cash ogni trimestre per le bollette, come abbiamo fatto finora – ha sottolineato Cingolani – per il nostro paese, come per gli altri in Europa, è arrivato il momento di una strategia strutturale. Guardiamo alle ipotesi di revisione delle regole dei mercati europei con il graduale spostamento delle rinnovabili su mercati di contrattazione a lungo termine, non legati ai mercati del gas. Ma queste sono cose che non possiamo fare da soli. Il governo sta riflettendo su eventuali tagli dell’Iva sulle bollette, ma anche questi devono essere affrontati con la Commissione europea” – ha aggiunto.
Il governo sta anche vagliando l’utilizzo dell’extra gettito delle accise dovuto all’aumento dei prezzi dei carburanti che ammonta a 1,4 miliardi nel 2021. “Sul lungo periodo – ha detto ancora Cingolani – per calmierare il caro energia l’Italia deve accelerare sulle rinnovabili”. Il ministro ha poi parlato di nuovi incentivi con fondi del Pnrr e dell’Ets (sistema europeo di acquisto di permessi ad emettere CO2).
“Tuttavia – ha detto infine – serve un patto di collaborazione fra il governo e le Regioni, che gestiscono le aree. Sennò non sarà possibile raggiungere l’obiettivo di 70 nuovi gigawatt di rinnovabili da qui al 2030” – ha concluso.