Posticipare l’apertura delle scuole per recuperare a giugno. E’ quanto chiede Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri. Obiettivo, contenere l’aumento dei contagi e dei ricoveri che in questi giorni sta mettendo (nuovamente, seppure in forma più lieve) a dura prova il Servizio sanitario nazionale. Una richiesta condivisa anche da moltissimi genitori.
Tra questi, i cittadini pugliesi del gruppo “Genitori favorevoli alla dad” che, già da qualche giorno, stanno interpellando il presidente della regione Puglia, Michele Emiliano, chiedendogli di non riaprire nell’immediato le scuole e replicare quanto accaduto lo scorso anno, in cui, tramite un’ordinanza, i genitori potevano scegliere tra didattica a distanza o in presenza.
“Vogliamo scegliere– hanno scritto i genitori nel gruppo esortando Emiliano, che al momento sembra irremovibile, a prendere una decisione in tal senso – lo faccia per i nostri figli”. “Presidente Emiliano ci aiuti – scrive una mamma – non si può tornare a scuola in presenza, non ci lasci soli”.
A preoccupare i genitori, nello specifico, il continuo aumento dei contagi che, secondo il loro parere “non permettono un rientro degli alunni in sicurezza”. In tanti, si dichiarano infatti spaventati per la riapertura delle scuole, tanto da convincere molti ad optare per soluzioni alternative, come l’istruzione parentale. Richieste che trovano d’accordo la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, che oltre a chiedere un posticipo di almeno 15 giorni del ritorno tra i banchi, chiede inoltre di cambiare il sistema delle “Regioni a colori”, introducendo tra i parametri quelli relativi alla pressione sulla sanità territoriale e integrando, a tal fine, il Comitato Tecnico Scientifico con medici del territorio.
“C’è, tra i colleghi, una forte preoccupazione per il picco atteso verso la metà del mese – ha spiegato Anelli – in molte zone d’Italia gli ospedali sono già in sofferenza e gli Ordini lanciano l’allarme: succede a Napoli, Palermo, Firenze, in Liguria, in Lombardia. Molti reparti si stanno trasformando in reparti Covid, con conseguente trasferimento del personale. Nelle terapie intensive, il 16% dei posti è occupato da pazienti Covid, limitando la possibilità di usufruirne ai pazienti delle urgenze (infarti, ictus, interventi chirurgici urgenti, complicazioni del parto, incidenti stradali…)”- ha specificato sottolineando che “tutto questo ha come conseguenza l’allungamento delle liste d’attesa, con possibili aggravamenti dei quadri clinici”.
Particolare attenzione è stata rivolta poi alle malattie. “ Ribadiamo – ha proseguito Anelli – che il Covid non ha mandato in pensione le altre malattie: il nostro Servizio Sanitario pubblico deve ancora far fronte alla cura dei tumori, delle patologie cardiovascolari, delle malattie degenerative. Per questo invitiamo tutti i cittadini che ne hanno la possibilità a vaccinarsi, con il protocollo comprensivo del richiamo, in modo da cercare di limitare quadri clinici gravi che richiedano l’ospedalizzazione”.
“Le misure messe in atto dal Governo sono importanti, ma potrebbero non essere sufficienti per arginare il diffondersi dell’epidemia – ha proseguito- i due anni trascorsi ci hanno insegnato che una misura davvero efficace è quella di limitare, in vista del picco, i contatti tra le persone. La riapertura delle scuole, in un momento in cui gli studenti hanno appena iniziato a vaccinarsi o a fare i richiami, a seconda delle fasce d’età, ci preoccupa, così come preoccupa i presidi. Per questo chiediamo uno stop di 15 giorni, da recuperare poi a giugno, quando dovremmo essere fuori dall’emergenza” – ha detto infine specificando inoltre che anche il sistema dei colori “non rispecchia più la realtà e va aggiornato”.
“Funzionava quando il problema era prevalentemente l’occupazione dei posti letto e delle terapie intensive. Oggi la maggior parte dei contagiati, oltre un milione e mezzo di persone è curata a casa. Con questi numeri, anche il tracciamento rischia di saltare. Serve una nuova classificazione, nuovi parametri che tengano conto della pressione sulla sanità territoriale. Occorre coinvolgere i medici del territorio, a livello decisionale prima ancora che operativo, integrando i loro rappresentanti nel CTS” – ha concluso.
Intanto, nel Leccese, in particolare a Copertino, il sindaco Sandrina Schito ha annunciato un’ordinanza con la quale disporrà, per il momento per una settimana, la didattica a distanza. Dal Governo non ci sono dietro front sulla decisione di far ripartire le scuole dal 10 gennaio.