Muore dopo un intervento di sostituzione della valvola aortica. E’ accaduto il 27 novembre scorso, nel Foggiano, vittima una donna di 46 anni di Bisceglie. Oggi, dopo un esposto presentato dal marito della donna (sostenuto dallo Studio3A-Valore S.p.A), la Procura di Foggia ha aperto un fascicolo per comprendere le modalità in cui si sono svolti i fatti, soprattutto in seguito ad alcune complicazioni durante l’intervento.
Otto in totale i medici indagati, l’ipotesi di reato sarebbe quella di omicidio colposo. Il Pubblico Ministero, sempre in seguito all’esposto del marito, ha disposto l’esame autoptico per chiarire le cause della morte ed eventuali responsabilità: l’incarico sarà conferito mercoledì 5 gennaio, alle 10, presso il palazzo di Giustizia di viale I Maggio.
La paziente era affetta dalla nascita da un’insufficienza aortica, ma soffriva di questa patologia in forma moderata e aveva potuto condurre una vita normale e anche partorire due figli. Nel 2021 però il problema si era aggravato e il cardiochirurgo che l’aveva in cura alla Casa Sollievo della Sofferenza aveva deciso di sottoporla a un intervento di sostituzione della valvola aortica. Operazione effettuata il 23 novembre, durata sei ore e apparentemente riuscita. Nel corso dell’intervento erano insorte alcune complicanze, la quarantaseienne aveva subito un’emorragia e le erano state trasfuse due sacche di sangue, e la valvola di cui era dotata “naturalmente” era più piccola dei quella artificiale da innestare, ragion per cui si era dovuta allargare la zona d’innesto, ma tutto era stato superato.
La donna, come da prassi, è rimasta per tre giorni in Terapia intensiva, il 26 novembre è stata trasferita nuovamente nel reparto di Cardiochirurgia e secondo quanto dichiarato dalla stessa, ma anche secondo i sanitari, stava bene: accusava solo un affaticamento nel respirare, qualche difficoltà a parlare e alcuni giramenti di testa, considerati però fisiologici e passeggeri postumi dell’operazione appena subita. Sabato 27 novembre le erano stati tolti anche ossigeno e drenaggio, non era più allettata e i sanitari le avevano detto che doveva iniziare a passeggiare. Ed è proprio mentre la donna, con l’ausilio di un girello, assieme al marito stava facendo due passi in reparto e stava tornando nella sua stanza, che ha fatto appena a tempo a dire “mi gira la testa” e si è accasciata.
Nel breve tragitto la coppia aveva incontrato il dottore che aveva annunciato loro che il martedì o mercoledì successivi la paziente sarebbe stata dimessa. E invece la donna non è mai più tornata a casa. Il coniuge, che l’ha trattenuta evitando che crollasse a terra, ha subito chiesto aiuto, il suo medico e due infermieri l’hanno immediatamente soccorsa, sono stati allertati un rianimatore e un anestesista, ma nonostante tutti i tentativi, 40 iniezioni di adrenalina, e persino un massaggio cardiaco a cuore aperto, “il suo cuore non è più ripartito” per usare le parole pronunciate con grande sconforto dal medico che l’aveva in cura, e che per primo non riusciva a capacitarsi di cosa potesse essere accaduto.
Sconvolti dalla tragedia, il marito della donna, il figlio e la figlia, di appena 12 e 17 anni, per fare piena luce sui fatti hanno presentato un esposto presso la tenenza dei carabinieri di Bisceglie chiedendo all’autorità giudiziaria di chiarire le cause della morte e di accertare eventuali responsabilità sanitarie, verificando in particolare se l’improvviso decesso potesse essere legato a qualche anomalia – non sarebbe la prima volta – della valvola artificiale impiantata.
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