L’indignazione è stata scatenata in Iran dopo che un progetto di legge del Parlamento, denominata Protezione dei diritti del pubblico contro gli animali, vuole vietare la presenza, l’allevamento e le importazioni di cani e gatti. Per i 75 parlamentari intransigenti che firmano la legge, questi animali domestici sono vettori di malattie, “creano impurità”, causano “danni psicologici” e “stress” oltre a “danneggiare lo spirito delle persone” ed essere “pericolosi”.
Ha, inoltre, descritto le persone che vivono con animali come un “problema sociale distruttivo”. Se il disegno di legge venisse approvato, verrebbe vietato l’allevamento, la vendita e il trasporto di coccodrilli, tartarughe, serpenti, camaleonti, topi e scimmie, ma anche altri più comuni come cani, gatti e conigli. In caso di infrazione, sono previste multe per un importo da 10 a 30 volte il salario minimo del responsabile, oltre alla confisca degli animali. La legge però consentirebbe ad alcune organizzazioni, come la polizia, i laboratori farmaceutici e le forze armate, tra le altre, di allevare animali.
In altre parole, gli animali possono venire usati per scopi militari e come cavie per farmaci e cosmetici. La legge islamica è molto chiara sul possesso e la convivenza con gli animali: il contatto tra un fedele e un animale è visto come impuro e addirittura, secondo la guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, sudore, saliva e pelo dei cani “sporcano” le persone e rendono la preghiera “non valida”. I possessori di animali in Iran non hanno mai avuto vita facile, soprattutto dal 1979, quando la Rivoluzione Islamica ha rovesciato lo scià e ha istituito l’attuale governo teocratico.
Nei decenni successivi, possedere cani è stato considerato “moralmente depravato” e un segno problematico di occidentalizzazione: negli ultimi anni le autorità, sebbene non esista una legge ufficiale, hanno ‘sconsigliato’ ai possessori di animali di portarli a passeggio. A luglio, il procuratore capo iraniano Mohammad Jafar Montazeri ha affermato che amare i cani fa parte della “cultura degenerata dell’Occidente” e “non dovrebbe far parte della vita dei musulmani”. I cani, in particolare, hanno affrontato in passato destini crudeli in Iran, con immagini circolate sui social negli ultimi anni che ritraevano cani randagi morti in agonia o picchiati brutalmente dalle autorità, cosa che aveva effettivamente scatenato le proteste nel 2019. L’associazione dei veterinari ha dichiarato il disegno di legge “anti-animalista”: “Non so perché un gruppo di parlamentari dedichi il proprio tempo e i soldi della gente ad affrontare questo problema invece di risolvere i veri problemi del Paese. Secondo me non ha alcuna logica”, ha commentato Maryam Talai’, animalista e proprietaria di un canile a Teheran.
Ma mentre il divieto iraniano contro i cani può essere radicato in decenni di questioni politiche e nella legge islamica, il divieto di altri animali domestici, in particolare i gatti, è un’altra storia. A differenza dei cani e dei maiali, i gatti sono stati tipicamente amati nel mondo musulmano. Infatti, secondo alcuni hadith, il profeta Maometto avrebbe effettivamente messo al bando l’uccisione o la persecuzione dei gatti. Gli amici felini sono presenti nei paesi musulmani di tutto il mondo, con un portavoce del presidente turco Recep Tayyip Erdogan che ha persino affermato nel 2020 che i gatti sono i benvenuti in tutte le moschee del paese. Anche in Iran, i gatti sono tutt’altro che rari nelle aree rurali e urbane. Tuttavia, questa nuova legge cerca di cambiare anche questo.