Palline, luci, festoni, dolciumi e ghirlande: la tradizione dell’albero di Natale non si tocca da millenni così come l’abitudine di addobbarlo in occasione della festa dell’Immacolata Concezione, l’8 dicembre. È proprio intorno all’albero di Natale che ci si riunisce la mattina di Natale per scartare i regali che sono stati disposti ai piedi dell’albero. Ma da dove arriva l’usanza di addobbare l’abete per il Natale?
L’albero di Natale è nato a Tallinn, in Estonia nel 1441, quando fu eretto un grande abete nella piazza del Municipio, attorno al quale giovani scapoli, uomini e donne, ballavano insieme alla ricerca dell’anima gemella. L’usanza fu poi ripresa in Germania, dove nel 1570 si racconta di un albero decorato a Brema con mele, noci, datteri e fiori di carte. Fra le città che si dichiarano sedi del primo albero di Natale, c’è anche Riga in Lettonia, dove si trova anche una targa scritta in otto lingue per commemorare l’evento del 1510.
Le origini dell’albero di Natale sono tuttavia pagane: per i druidi, gli antichi sacerdoti dei Celti, l’abete era considerato simbolo di lunga vita, dal momento che rimaneva sempre verde anche d’inverno. Con l’avvicinarsi dell’inverno, gli abeti venivano dunque tagliati e addobbati con nastri, fiaccole, piccole campane e animaletti votivi, per propiziarsi il favore degli spiriti. Oltre ai Celti, anche i Vichinghi dell’estremo Nord dell’Europa seguivano il culto dell’abete rosso, albero in grado di esprimere poteri magici. Gli alberi venivano tagliati, portati a casa e decorati con frutti, ricordando la fertilità che la primavera avrebbe ridato loro.
Con la nascita del Cristianesimo l’uso dell’albero di Natale si affermò anche nelle tradizioni cristiane. A conferirgli un significato cristiano è la scena biblica dell’Eden. Nella notte in cui si celebra la nascita di Cristo, l’albero posto al centro del giardino dell’Eden diventa anche l’albero intorno al quale l’umanità ritrova il perdono.