L’uso della dieta chetogenica, cioè la strategia nutrizionale basata sulla riduzione dei carboidrati che “obbliga” l’organismo a produrre autonomamente il glucosio e ad aumentare il consumo dei grassi contenuti nel tessuto adiposo, sta dando risultati “molto promettenti” per il trattamento dell’emicrania e della sclerosi multipla nei 50 pazienti arruolati nell’ambulatorio nutrizionale della Clinica Neurologica dell’Università di Udine.
Lo hanno reso noto i ricercatori della stessa Clinica a un convegno a Udine per celebrare i 30 anni della struttura medica che fa parte dell’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale.
La clinica diretta da Gian Luigi Gigli si sta occupando da tempo, tra le poche in Italia, della nutrizione quale frontiera per una migliore gestione di patologie neurologiche che vanno dall’emicrania alle demenze, dall’epilessia al Parkinson, dai tumori cerebrali alla sclerosi multipla. “L’utilizzo della terapia chetogenica – hanno evidenziato i ricercatori – sta dando risultati incoraggianti nei 35 pazienti con emicrania e nei 15 pazienti con sclerosi multipla seguiti ad oggi”. Alla luce di questi esiti, la clinica intende potenziare il reclutamento dei pazienti anche grazie ai fondi derivanti dal premio Roche che ha vinto con un progetto basato proprio sull’utilizzo della dieta chetogenica per il trattamento della fatica nella sclerosi multipla. Al convegno si è anche fatto il punto sui risultati di nuove metodiche sviluppate soprattutto negli ultimi anni per la diagnosi tempestiva delle malattie da prioni, patologie rare e dall’esito infausto, considerate una delle più grandi insidie diagnostiche per il neurologo.
“Tra le metodiche più affermate per il grado di accuratezza estremamente elevato – ha detto Andrea Bernardini – vi è la Real Time Quaking-Induced Conversion, una metodica di laboratorio che stiamo utilizzando proprio nell’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale su alcuni pazienti selezionati, con risultati molto positivi. In fase di sviluppo anche le applicazioni della RT-QuIC per la diagnosi di altre malattie neurodegenerative più note, quali il Parkinson, la demenza a corpi di Lewy e l’atrofia multisistemica”.
(ANSA)