“In un tempo carico di attese, di sogni, di promesse, ci hai lasciati orfani del tuo sorriso, della tua tenerezza”. Inizia così il saluto che il liceo scientifico e linguistico Orazio Tedone ha voluto dedicare, tramite un post sui social, allo studente 14enne che lo scorso 30 novembre ha perso la vita precipitando da una finestra.
Il tragico episodio è avvenuto durante il cambio dell’ora, mentre in aula non c’erano docenti. Gli investigatori, così come riferito da Ansa, sono ormai convinti che si sia trattato di un gesto volontario, ma non si escludono altre ipotesi, ragion per cui sono ancora in corso verifiche.
“Possano giungere a te tutte le parole, le carezze, gli sguardi che non abbiamo avuto il tempo di donarti – proseguono nel post – e mentre tu sei nell’infinito, noi, in questo fragile e finito spicchio di universo, guardiamo verso l’alto, cercandoti nell’oscuro cielo fra le stelle più luminose, perché la tua luce possa illuminare la nostra strada e il nostro cammino, ora ancora più incerto. Sapremo trovarti. Ci sorprenderai con i tuoi occhi curiosi. Ci insegnerai che nulla finisce davvero. Ciao, dolce stella” – concludono.
Il saluto della scuola non è l’unico, sono moltissimi infatti i messaggi social e non solo che si stanno susseguendo in queste giornate. Tra questi anche quello di Ezio Falco, segretario Flc Cgil Bari che ha frequentato lo stesso liceo del ragazzo. “Ho esitato qualche ora, ma stamattina sono stato nella mia scuola per testimoniare a tutta la comunità scolastica la vicinanza mia e della Flc Ggil di Bari” – ha detto.
“Non è l’occasione per fare le grandi discussioni sulla valutazione, sull’adeguatezza, sugli approcci pedagogici – prosegue – mi pare ancora il momento del dolore, della vicinanza tra studenti, colleghi, lavoratori, famiglie. Ho trovato ragazzi, docenti, operatori, tutta una scuola che sta già rispondendo, nonostante sia ancora evidentemente atterrita. Voglio solo osservare che il ripetersi di un evento di questo tipo (qualche settimana fa in una scuola di Barletta, fortunatamente non con epilogo così tragico) parla a tutti e non solo al mondo della scuola e a cosa abbiamo fatto il modo che diventasse. Non tanto gli operatori della scuola, che spesso provano al contrario a mitigarlo, ma tutte le nostre comunità e, dentro queste, soprattutto i ragazzi annusano, respirano il senso della competizione fin da subito, fin da piccolissimi” – ha sottolineato.
“Riflettevo – ha detto infine – sul fatto che oggi è la giornata internazionale della disabilità e che proprio le diversità che vi rientrano, insieme a fatti così tragici, dovrebbero restituirci la necessità di una dimensione più umana, lenta, adeguata e solidale della formazione dei bambini e dei ragazzi. Se ci rassegniamo all’ipercompetitività che, più che inculcata, è percepita in ogni momento della vita di ciascuno, fin dall’infanzia, dovremo rassegnarci a questi fatti inconcepibili, come danni collaterali” – ha concluso.
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