La cifra spesa nel 2021 da una famiglia pugliese per la tassa rifiuti (312 euro la media nazionale) è di 381 euro, con un aumento del 3% rispetto al 2020. La regione con la spesa media più bassa è il Veneto ( €232), dove si registra anche una diminuzione del 4% circa rispetto all’anno precedente. Al contrario, la regione con la spesa più elevata resta la Campania (€416, -0,6% rispetto al 2020).
A livello territoriale si registrano aumenti in dodici regioni: incremento a due cifre in Liguria
(+10,3%), segue la Basilicata con +8,1%, il Molise con +6,1% e la Calabria con +5,9%; tariffe in diminuzione in sei: in Sardegna si registra un -5% e in Veneto un -3,8%. Catania è il capoluogo di provincia più costoso (504€ stabile sul 2020), Potenza il più economico (131€, ma in aumento rispetto al 2020, 121€). Rispetto ai 112 capoluoghi di provincia esaminati, sono state riscontrate variazioni in aumento (rispetto al 2020) in ben 53 capoluoghi, situazioni di stabilità in 37 e variazioni in diminuzione in 22. A Vibo Valentia l’incremento più elevato (+44,9%), a Rovigo la diminuzione più consistente (-23%).
Notevoli spesso le differenze tariffarie anche fra i singoli capoluoghi di provincia della stessa regione: in Puglia, si va dai 340€ di Lecce ai 422€ di Andria.
Quanto a raccolta differenziata, la Puglia si colloca più in basso rispetto alla media nazionale: nel 2019, siamo al 50,6% di rifiuti differenziati in regione rispetto al 61,3% del resto del Paese.
È questo il quadro che emerge dalla annuale rilevazione dell’Osservatorio prezzi e tariffe di
Cittadinanzattiva , disponibile online sul sito www.cittadinanzattiva.it. L’indagine sui costi sostenuti dai cittadini per lo smaltimento dei rifiuti in tutti i capoluoghi di provincia prende come riferimento nel 2021 una famiglia tipo composta da 3 persone ed una casa di proprietà di 100 metri quadri. L’indagine è realizzata nell’ambito delle “Iniziative a vantaggio dei consumatori”, finanziate dal Ministero dello sviluppo economico, Legge 388/2000 – ANNO 2020.