L’influenza aviaria si sta diffondendo a macchia di leopardo in Europa e sul nostro territorio. Dopo Svizzera e Croazia, in Italia dopo i primi casi scoperti a Ferrara, a Verona e a Ostia nelle scorse settimane, si registrano nuovi focolai negli allevamenti del Padovano e del Veronese. Sono almeno una settantina quelli confermati, con milioni di animali coinvolti, molti dei quali sono già stati abbattuti. La maggior parte dei focolari si trova in provincia di Verona e più precisamente nei seguenti comuni: Ronco all’Adige, Nogara, Angiari, San Bonifacio, Isola della Scala, San Martino Buon Albergo, Minerbe, Zeio, Salizzole, San Pietro di Marubio, Arcole, Verona, Palù, Cerea, Roverchiara, Sorgà.
Secondo i dati fino ad ora sono stati colpiti dall’influenza aviaria 2,8 milioni di volatili: nella maggior parte si tratta di tacchini da carne, con alcuni allevamenti si galline ovaiole, polli da carne e altre specie minori. Uno solo il focolaio è scoppiato a Roma, in un allevamento non commerciale di circa 250 galline ovaiole, dove i controlli sono scattati in seguito all’insorgenza di una mortalità anomala tra gli animali. Il ministero della Salute teme, tuttavia, una propagazione della malattia verso est, in direzione della provincia di Padova, e verso ovest, in direzione della provincia di Mantova e ha preannunciato un allargamento delle zone di restrizione per arginare il più possibile la malattia.
A renderlo noto è il Sivemp Veneto (Sindacato italiano veterinari medicina pubblica), che nella nota pubblicata qualche giorno fa spiega che l’alto numero di esemplari colpiti “sta rendendo difficoltose le operazioni di smaltimento”. Finora sono due i sottotipi di virus manifestati: l’H5 e l’H5N1. Attualmente si sta esaminando se si tratta di una variante altamente contagiosa. La provincia di Verona al momento è quella in cui l’allerta è più alta. Cresce l’allerta anche il provincia di Brescia.
Nel frattempo il Ministero della Salute invita fin da ora tutti gli avicoltori ad adottare misure preventive. Insomma, siamo di fronte ad una vera emergenza e a fare le spese della cattiva gestione degli allevamenti intensivi, dove gli esemplari vengono ammassati, trasformando gli stabilimenti in veri e propri serbatoi di virus, sono ancora una volta migliaia di animali che sono già stati sterminati e continueranno ad essere abbattuti nei prossimi giorni. Alcuni addetti ai lavori fanno notare che questa influenza aviaria risulta più pericolosa rispetto a quella del 2017. Allora l’epidemia durò 6 mesi e furono coinvolti poco più di 3 milioni di volatili. Adesso a distanza di un mese si è quasi arrivati allo stesso numero di capi sacrificati. L’influenza aviaria, chiamata anche peste aviaria, è diffusa in molte regioni del mondo. I detentori di pollame devono stare all’erta e prestare attenzione a sintomi sospetti. Secondo le conoscenze attuali, il virus non è trasmissibile all’essere umano.
(Foto flickr)