C’è il primo via libera al suicidio assistito in Italia. Il comitato etico dell’Asl delle Marche (Asur) ha infatti attestato che un uomo tetraplegico immobilizzato a letto da 10 anni possiede i requisiti per l’accesso legale al suicidio assistito.
Il via libera è arrivato in seguito a due diffide legali all’Asur e all’aiuto offerto dall’associazione Luca Coscioni. L’uomo, 43enne, di fatto è il primo malato in Italia a ottenere il via libera, dopo la sentenza “Cappato-Dj Fabo” emessa dalla Corte Costituzionale. Paralizzato dalle spalle ai piedi da 11 anni per via di un incidente stradale in auto aveva richiesto da oltre un anno all’azienda ospedaliera locale che fossero verificate le sue condizioni di salute al fine di poter accedere legalmente ad un farmaco letale. Questo è stato l’inizio dell’iter previsto in applicazione della sentenza della Corte Costituzionale n 242/2019 che indica le condizioni di non punibilità dell’aiuto al suicidio assistito. Dopo il diniego dell’ASL, sono arrivate poi una prima e seconda decisione definitiva del Tribunale di Ancona con due diffide legali all’Asur che hanno permesso all’uomo di ottenere il parere del comitato etico che, in seguito alla verifica delle sue condizioni, ha confermato i requisiti per procedere al suicidio assistito.
“Mi sento più leggero, mi sono svuotato di tutta la tensione accumulata in questi anni” – ha dichiarato l’uomo – sono stanco e voglio essere libero di scegliere il mio fine di vita. Nessuno – ha dichiarato in un video – può dirmi che non sto troppo male per continuare a vivere in queste condizioni”, e “condannarmi a una vita di torture. Si mettano da parte ideologie, ipocrisia, indifferenza, ognuno si prenda le proprie responsabilità perché si sta giocando sul dolore dei malati” – ha concluso.
Quello dell’uomo, secondo il Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, è un “calvario dovuto allo scaricabarile istituzionale”. “Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha a tutti gli effetti legalizzato il suicidio assistito, nessun malato ha finora potuto beneficiarne, in quanto il Servizio Sanitario Nazionale si nasconde dietro l’assenza di una legge che definisca le procedure” – ha affermato sottolineando che l’uomo sta andando avanti grazie ai tribunali.
“Un percorso tortuoso – ha proseguito – dovuto alla paralisi del Parlamento, che ancora dopo tre anni dalla richiesta della Corte costituzionale non riesce a votare nemmeno una legge che definisca le procedure di applicazione della sentenza della Corte stessa. Il risultato di questo scaricabarile istituzionale -rileva – è che persone come lui sono costrette a sostenere persino un calvario giudiziario, in aggiunta a quello fisico e psicologico dovuto dalla propria condizione” – ha concluso.
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