Cappellini, scarpette e copertine viola realizzate a maglia riscaldano i neonati prematuri dell’unità di terapia intensiva neonatale del Policlinico di Bari. Una sorpresa oggi per le famiglie che hanno ricevuto questo dono in occasione della Giornata mondiale della prematurità. I neonati pretermine sono quelli che vengono al mondo prima della 37 settimana di età gestazionale, possono pesare meno di 1kg e le prime settimane di vita sono aggrappati alle cure specialistiche dei neonatologi.
Nel mondo si stima che un bambino su 10 nasca prima del termine ed uno su 100 venga alla luce prima dei 7 mesi di gravidanza. I dati del Policlinico di Bari sono confortanti. I bambini nati tra il 2011 e il 2020 con un peso inferiore a 1,5 kg hanno registrato nella Terapia intensiva una percentuale di sopravvivenza del 90%.
“I bambini nati prematuri possono stare in ospedale anche diversi mesi, alcuni non ce la fanno, molti hanno buoni esiti”, spiega il prof. Nicola Laforgia, direttore del reparto di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale Universitaria del Policlinico di Bari. “Questa giornata ci aiuta a far conoscere questo mondo, le difficoltà che si affrontano, ma soprattutto a costruire quel sistema di alleanze con i genitori di questi bambini che è fondamentale, perché la vera cura la fanno loro”.
In questa giornata il prof. Laforgia ha voluto incontrare con il suo team e alcune associazioni anche i genitori dei bambini che non ce l’hanno fatta. “Riuscire a mantenere un rapporto con chi ha ricevuto un dolore più che una gioia dall’esperienza della genitorialità è la cosa più bella che ci può portare questo lavoro”, spiega il prof. Laforgia.
“Abbiamo imparato tanto da loro. Sono l’esempio di quella alleanza terapeutica tra medico e paziente di cui tanto si parla. Se creiamo questo tipo di rapporto noi riusciamo ad avere dei risultati migliori di quello che ci si aspetta”.
I piccoli capi in maglia sono stati realizzati dalle associazioni “I folletti laboriosi”, No pain (Noi Per Aiutare i Neonati) fondata dall’avvocata Annamaria Colafati e dalle volontarie di “Cuore di Maglia”.