Poco verde e consumo di suolo da cementificare. Lo confermano il rapporto Ecosistema Urbano 2021, realizzato da Legambiente, e l’ultimo report del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (Snpa). Bari è tra le città italiane più colpite sui processi di trasformazione della copertura del suolo e l’impatto del consumo del paesaggio ed ecosistemi, alle porte della classifica top ten.
Anche la Corte dei Conti segnala l’insostenibile andamento dell’abusivismo in tutta la Puglia. Dati preoccupanti che descrivono un futuro meno green rispetto a quello immaginato da una parte della popolazione, soprattutto i più giovani. A Bari infatti si cementifica a ritmo battente, in un anno, dal 2019 al 2020 il consumo di suolo annuale netto in ettari aumenta del 43%, mentre l’andamento provinciale sfiora il +10% (9,6) e +130 ettari in 12 mesi. E potrebbe andare peggio nel 2021.
Quindi il capoluogo pugliese fa molto peggio della media regionale (+8,1% in un anno). “Fermiamo questo fenomeno crescente – spiega Salvatore Valletta, geologo e già presidente di Sigea Puglia – è collegato a tutti i disastri dopo le precipitazioni e ai relativi allegamenti. Basta pensare a quello che è successo nel 2005” (alluvione e successiva inondazione).
“Bisogna fermare il nuovo piano urbanistico – aggiunge Valletta – non si può considerare un piano di sviluppo per un centro abitato inizialmente pensato per 600mila abitanti e che oggi ne vede poco più di 300mila. Molti uffici pubblici sono sprovvisti di figure chiave come geologi, architetti, ingegneri e agronomi. E’ necessaria una task force”.
Nell’ultima ricerca di Legambiente, Bari scende dall’84° all’88° posto su 105. L’uso efficiente del suolo è da metà classifica (49). Alcuni parametri però migliorano: l’emissione nell’aria di No2 (da 29,74 ug/mc del 2020 a 24,8 ug/mc del 2021) e Pm10 (da 23,25 ug/mc del 2020 a 22,5 ug/mc del 2021), l’infrastrutturazione per ciclabilità (da 3,27 meq/100 ab a 4,78) e gli alberi/100 abitanti (da 8,86 a 15 del 2021).