La Dda di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per 147 imputati, capi e affiliati del clan mafioso Strisciuglio del capoluogo pugliese, accusati di associazione mafiosa, traffico e detenzione di droga e armi, estorsioni a commercianti, lesioni e una rissa nel carcere di Bari risalente al gennaio 2016 che coinvolse 41 detenuti con lamette e taglierini, nella quale rimasero feriti anche alcuni agenti penitenziari.
L’indagine di polizia e carabinieri, coordinata dai pm Antimafia Lidia Giorgio e Marco D’Agostino, nell’aprile scorso ha portato all’arresto di 99 imputati. L’inchiesta “Vortice maestrale” ricostruisce – anche grazie alle dichiarazioni di 21 collaboratori di giustizia – gerarchia e attività illecite del clan, dal 2015, per il controllo del territorio nei quartieri baresi Libertà, roccaforte storica del gruppo mafioso, San Paolo, San Pio-Enziteto, Santo Spirito e San Girolamo e nei comuni di Palo del Colle e Conversano.
Il nuovo maxiprocesso al “clan più feroce di Bari”, in grado di contare su “killer spietati pronti a seminare il terrore” come lo definirono gli inquirenti, potrebbe vedere presto alla sbarra i boss Vito Valentino e Lorenzo Caldarola, oltre ai referenti nei vari rioni e città della provincia (Alessandro Ruta, Saverio Faccilongo, Giacomo Campanale).
Tra gli imputati ci sono anche i figli del boss Caldarola, Francesco e Ivan. Tra gli episodi contestati ci sono un tentativo di intimidazione alla famiglia di un “pentito” della provincia, con 600 grammi di tritolo lasciati davanti alla porta di casa, aggressioni con mazze da baseball per donne contese, lettere dal carcere con ordini di uccidere, droga e telefonini fatti entrare nelle celle con fionde, droni o tramite parenti in visita. (Ansa)